Le immobilizzazioni: quali benefici?

di Nicola Santangelo

Pubblicato 10 Novembre 2009
Aggiornato 12 Febbraio 2018 20:36

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Le immobilizzazioni sono elementi dell'attivo dello stato patrimoniale destinati a permanere nell'azienda per un periodo medio/lungo. Sono suddivise in immobilizzazioni immateriali, materiali e finanziarie.

Le immobilizzazione immateriali non hanno una consistenza fisica. Spesso possono essere incorporate in documenti che ne attestino la valenza giuridica come ad esempio le licenze, i marchi o le concessioni oppure rappresentano spese a carattere pluriennale come ad esempio i costi di impianto e ampliamento o le spese di pubblicità . Rientra inoltre, fra le immobilizzazioni immateriali, l'avviamento.

Si definiscono immobilizzazioni materiali tutti i beni dotati di consistenza fisica la cui utilità  non si esaurisce in un solo esercizio. Possono entrare a far parte del patrimonio dell'azienda attraverso acquisto, apporto da parte di soci, costruzione interna o leasing. Nel caso di acquisto del bene il valore dell'immobilizzazione sarà  individuato dall'imponibile indicato in fattura (maggiorato di eventuale IVA indetraibile). Il valore dei beni apportati da parte dei soci non può eccedere quello stimato dalla relazione giurata di un perito nominato dal presidente del tribunale di competenza. Tale procedura è resa obbligatoria per evitare sopravvalutazioni (talvolta anche fraudolente) del capitale sociale. Diverso è invece il caso delle costruzioni interne il cui valore viene suggerito dalla contabilità  industriale.

Le immobilizzazioni finanziarie sono prevalentemente partecipazioni in altre società , azioni e valori mobiliari. L'acquisto delle azioni è disciplinato dall'articolo 2357 del codice civile.

Come già  accennato, le immobilizzazioni sono iscritte nell'attivo dello stato patrimoniale. Contribuiscono alla formazione del reddito attraverso il processo di ammortamento che alimenta contestualmente un fondo ammortamento fra le passività  dello stato patrimoniale. Qualora il bene venga ceduto o dismesso prima del totale ammortamento, sarà  generata una plusvalenza o una minusvalenza. Si immagini ad esempio un'impresa che rivende al prezzo di 2.500 euro un macchinario il cui costo storico è 10.000 euro ammortizzato al 60%. In tal caso l'impresa dovrà  rilevare in prima nota una minusvalenza di 1.500 euro. La minusvalenza è generata dalla seguente formula:

Plus/minusvalenza = (Costo storico – Percentuale di ammortamento) – Ricavo del venduto