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La formazione in azienda si eroga giocando

di Stefano Besana

Pubblicato 11 Maggio 2009
Aggiornato 12 Febbraio 2018 20:36

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Giorni fa leggevo l’interessante news di Tullio Matteo Fanti pubblicata su PMI.it sull’utilizzo – in contesti formativi ed educativi – di piattaforme designate (solitamente perlomeno) ad ambienti ludico/interattivi.

Nel caso particolare, la catena Hilton Garden Hill sta utilizzando, per la formazione dei propri dipendenti la nota consolle portatile di casa Sony, PSP. Il software in questione è stato sviluppato dalla Virtual Heroes casa nota per aver già  curato prodotti simili per l’esercito statunitense.

I giochi, quindi, sono una realtà  sempre più impiegata in contesti un tempo considerati predominio di logiche tradizionali unidirezionali. E non è la prima volta che si sente parlare di queste tematiche.


Pensiamo a quanto si è detto (e ancora si dice o si fa) relativamente all’apprendimento in community virtuali, siano esse più o meno immersive. Giusto a titolo di esempio possiamo citare alcuni master gestiti interamente o corsi che si articolano in queste direzioni.

La domanda sottesa è, però, sempre quella: saranno efficaci?
La risposta deve – purtroppo – essere vaga: dipende.
In base a cosa misuriamo l’efficacia?
Personalmente sono convinto che molte di queste iniziative siano da prendere come strumenti e non come fini da raggiungere.
Tali strumenti possono essere più o meno adeguati, più o meno efficaci, rispetto al contesto nel quale si muovono e agli obiettivi dai quali partono.

Molto spesso i risultati migliori si ottengono (laddove questo sia possibile con tempi e risorse) impiegando didattiche blended che integrino i nuovi supporti multimediali con realtà  già  note.

Qual è la vostra opinione in merito?
Avete avuto esperienze di questo tipo? Credete che possano essere un valore aggiunto notevole, oppure che siano risorse sprecate per contesti business laddove il tempo è denaro?