Il riferimento a Gabriel Garcia Marquez ci ricollega subito all’attuale periodo di crisi economica. Una congiuntura che obbliga ad un mutamento radicale di obiettivi: ma quando il cambiamento significa andare indietro piuttosto che avanti, allora si resta sorpresi.
Mi riferisco all’atteggiamento dei committenti , che si è profondamente modificato e certamente non in meglio.
Nel corso degli ultimi vent’anni circa si è fatto un gran parlare di Qualità Totale, Certificazioni ISO, Qualità del Software e controllo del processo produttivo. Ora, tutto è stato riposto in fondo a un cassetto.
Alla metà degli anni '90 sembrava si fosse scoperto l’uovo di colombo: per ridurre i costi di produzione, basta limitare gli errori. Gli studi sul modello della Qualità Totale, nati in USA ambito bellico e militare, furono importati e sviluppati dai Giapponesi ottenendo i risultati che tutti abbiamo avuto sotto gli occhi alla fine del secolo scorso.
Ora siamo tornati indietro! Crisi di liquidità , crollo delle Borse, calo dei consumi e recessione sono tutti ottimi argomenti, presi a motivazione per giustificare l’abbattimento dei costi.
Purtroppo, quindi, questa ricerca non è stata finalizzata a migliorare la qualità del processo produttivo bensì a risparmiare tout court: sulle risorse, sui materiali, sulle fasi di processo da sempre best practice per ottenere un prodotto che non darà problemi e sul quale non si avranno costi aggiuntivi.
La regola ora è: deve costare meno e si applica ovunque.
Società – anche di livello internazionale – pretendono riduzioni eccessive sui contratti in essere minacciando il non rinnovo automatico; realtà di nocchia che necessitano di risorse con competenze spinte e seniority di tutto rispetto si vedono invece somministrare risorse con ridotta esperienza e capacità , ma coerenti con i costi pianificati, portando avanti in modo approssimativo progetti importanti.
Dall'altra parte, il personale qualificato ed esperto ha dinanzi prospettive mediocri ed offerte considerate, in altre circostanze, grottesche.
Le conseguenze? Progetti inefficaci, prodotti malfunzionanti così come i software, la cui manutenzione assumerà costi esagerati, e così via. Per non parlare della documentazione di progetto.
Motivando tali scelte con la Crisi, si agisce sul Mercato con un downpricing nei confronti di chi ha esperienza e competenze, puntando alla formazione on-the-job di risorse inserite in progetti che richiedono una produttività pressoché immediata.
Anni di certificazioni ISO, norme e raccomandazioni di qualità , testi e corsi accademici che spiegano approfonditamente tecniche e metodi per realizzare un prodotto che risponda a requisiti ottimali di Qualità vengono sistematicamente dimenticati, per strappare qualche punto percentuale di sconto, fingendo di ignorare che questo avrà degli inevitabili e non misurabili contraccolpi.
La cosa che mi lascia allibito è constatare che non sono le piccole imprese a scadere, non le Pmi che operano su nicchie di mercato – magari con fatturati di tutto rispetto ma con una visibilità presso il grande pubblico pressoché nulla – ma i colossi, che investono in pubblicità e non hanno reali problemi di budget: sono loro a ricorrere maggiormente a questo meccanismo perverso di criterio industriale.
Semmai, i piccoli sono quelli che alla fine devono supinamente accettare di “fare lo sconto” e poi lottare per stare a galla, perché c'è sempre qualcuno che è pronto a subentrare, convinto di poter stare nella cifra concordata in corso di trattativa.
Alla fine la grande azienda ha strappato il prezzo migliore, addirittura scontato rispetto all'anno precedente e tutti possono festeggiare perché il budget è salvo… almeno all'apparenza.