Gestire il cambiamento organizzativo per scongiurare la crisi

di Stefano Besana

Pubblicato 21 Gennaio 2009
Aggiornato 12 Febbraio 2018 20:36

logo PMI+ logo PMI+

Che le organizzazioni aziendali di evolvano nel tempo non è certo una cosa nuova o particolarmente sconvolgente. Si tratta di un cambiamento sistemico e fisiologico impossibile da evitare.
Il fenomeno del cambiamento organizzativo deve quindi essere compreso e analizzato a fondo, in maniera da gestirlo in modo consapevole e funzionale alle proprie esigenze.

Come comprendere il cambiamento? Come far fronte alle crisi? I passaggi evolutivi non sempre sono in positivo, ed ecco perché – dinanzi a scenari complessi – bisogna saperli interpretarli e affrontarli con cautela.

I cambiamenti organizzativi – così come le crisi – avvengono raramente in maniera repentina e improvvisa: sono piuttosto l'esito di mutamenti tecnologici e culturali che si affermano con il tempo.
Comprendiamo quindi che analizzare un cambiamento non è altro che indagare profondamente e attentamente l'intera realtà  organizzativa.

Sono cambiati i valori di riferimento? E' cambiata la cultura organizzativa? Quali sono le modifiche subite dal contesto aziendale? Sono accaduti eventi particolari? E' stata introdotta una nuova tecnologia? Sono cambiate alcune dinamiche organizzative interne?
Queste (ma non solo) sono grossomodo le domande che bisogna porsi per avere le idee più chiare.

Gli esperti di analisi organizzativa distinguono in questo caso indicatori hard e soft: nel primo caso si tratta di fattori facilmente osservabili all’interno dell'azienda (presenze, partecipazione alle attività , impegno sul lavoro, etc.), nel secondo caso si tratta di dimensioni più complesse e legate all'individuo e ai gruppi di individui (assunti impliciti, condivisione dei valori, motivazione, etc.).

Gestire il cambiamento e fronteggiare un potenziale declino organizzativo significa avere quindi una visione a 360° – o perlomeno tendere a questo – di ciò che accade, senza considerare nessun elemento di secondaria importanza.