Dei tanti effetti che le azioni di regolazione provenienti dalla Comunità europea hanno sul mondo imprenditoriale, ce n’è uno particolarmente interessante e spinoso per l’azienda Italia che tocca un tema su cui notoriamente noi italiani non brilliamo nell’immaginario dei nostri vicini (non serve andare lontani: inglesi e francesi).
Si tratta della cosiddetta corporate governance, che potremmo descrivere citando la voce che la Wikipedia in lingua italiana dedica all’argomento:
L’insieme di regole, di ogni livello, (leggi, regolamenti etc..) che disciplinano la gestione dell’azienda stessa.
Perché ne stiamo parlando in questa sede, direte voi? Vediamolo insieme.
Dal 2003 la Commissione Europea ha avviato un action plan denominato “Modernising Company Law and Enhancing Corporate Governance in the European Union”, per l’elaborazione delle direttive comunitarie volte a orientare anche la governance delle aziende europee sui requisiti di controllo e trasparenza.
Il tema della corporate governance sta trovando interessanti relazioni con il Project Management.
Da una parte alle aziende, grandi o piccole che siano, si richiede crescente capacità di controllo attraverso la generazione autonoma di regolamenti interni che garantiscano la correttezza dei procedimenti e dei controlli, nonché l’indipendenza dei diversi organi di un’impresa.
Dall’altra parte, cresce nelle aziende la propensione a lavorare “per progetti” al fine di operare quelle trasformazioni che un’organizzazione fortemente funzionale non è più in grado di supportare.
Si viene così a generare l’esigenza di fare crescere il Project Management non solo come insieme di prassi per il governo del singolo progetto, ma anche come insieme di prassi per il governo di iniziative complesse, che raccolgono progetti coordinati per il raggiungimento di un unitario obiettivo di business.
Attraverso le pratiche di governo del portafoglio progetti si deve quindi garantire non solo che i progetti vengano eseguiti correttamente (in modo giusto), ma anche che i progetti “giusti”, cioè quelli meglio correlati con la strategia aziendale, vengano finanziati e sostenuti.
Dal punto di vista dei Project Manager ciò si traduce innanzitutto:
- nella necessità di un rinforzo e di una maggiore professionalità nelle attività di gestione progetto con l’interesse crescente anche in Italia per le certificazioni internazionali di Project Management;
- nell’aprirsi, per i professionisti del Project Management, di prospettive per operare all’interno o a fianco delle aziende non solo su singoli progetti, ma anche nella gestione programmi e nel portafoglio progetti, sino alle attività di Governo del Project Management aziendale.
Se cosi stanno le cose, brillano o brilleranno i PM italiani in questo, in beffa a ciò che pensano i nostri coinquilini europei?