In virtù dei continui progressi tecnologici nel campo dell’Hardware e dell’IT, molte aziende scelgono di sostituire i PC con una frequenza sempre maggiore. Questo, chiaramente, genera nuovi costi per l’acquisto ma anche per lo smaltimento o per il riutilizzo.
La soluzione migliore, per gli analisti, sarebbe trasferire tali risorse da un mercato per il quale risultano obsolete ad uno più in target, per il quale la tecnologia dei pc dismessi è ancora efficace per garantire buoni risultati di business ma a basso costo.
Ma la realtà è diversa: non solo i computer dismessi non vengono riutilizzati nè diventano risorsa potenziale per nuovi business, ma addirittura la dismissione dei pc aziendali spesso è addirittura causa di problematiche procedurali ed economiche per la loro rottamazione.
Secondo uin recente rapporto Gartner solo il 44% delle macchine usate sembra trovare una giusta collocazione, contribuendo ad un business post-utilizzo che potrebbe essere notevolmente più consistente.
Una migliore gestione dei pc di seconda mano garantirebbe un maggiore tasso di sviluppo in mercati più ristretti o in ambienti meno evoluti, e sicuramente rappresenterebbe un aiuto per l’ambiente.
Cos’è allora che spinge alla demolizione anziché al riutilizzo? In primo luogo troviamo gli elevati costi per il trasporto e a seguire quelli indiretti dovuti da tariffe doganali e normative in materie di smaltimento delle apparecchiature elettroniche.