Sempre più accesa la protesta delle aziende attive nel settore energie rinnovabili contro la politica anti-green del governo italiano: oggi in conferenza stampa di fronte al Ministero dello Sviluppo Economico, hanno manifestato il proprio dissenso all’approvazione – prevista per domani primo marzo – del ribattezzato “decreto blocca solare”, ovvero il decreto Rinnovabili che il ministro Paolo Romani presenterà al Consiglio dei Ministri.
Presenti Legambiente, Greenpeace, WWf, Fondazione per lo sviluppo sostenibile, Kyoto Club, Ises, Anev, Aper, Assoenergie futuro, Assosolare, oltre alle varie imprese del settore.
Tra i provvedimenti contestati, perché rischiano di paralizzare il settore, ci sono il tetto massimo di 8.000 MW per lo sviluppo dell’energia elettrica pulita ricavata dal sole fino al 2020 (6 volte in meno rispetto alla produzione di energia pulita della Germania); lo stop incentivi dopo il 2014; il divieto di installare a terra impianti fotovoltaici al di sopra di 1 MW; la riduzione retroattiva del 30% degli incentivi all’Eolico; il meccanismo delle aste al ribasso per l’aggiudicazione di impianti di potenza superiore a 5 MW, ritenuto a rischio di infiltrazioni mafiose.
Il MiSE giustifica queste scelte imputandolo a un possibile impatto sulla bolletta elettrica, per quanto tutte le indagini a riguardo hanno confemrato la volontà degli Italiani a finanziare Fotovoltaico & C. (costo stimato: 1,70 euro mensili in bolletta).
Nella relazione dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas inviata al Parlamento si legge che quello italiano è “un sistema di incentivi, tra i più profittevoli al mondo“. Le associazioni ribattono però che il blocco totale del settore andrebbe a ricadere anche sull’occupazione: circa 120.000 i addetti nella filiera del fotovoltaico con posto di lavoro a rischio e effetti energetici negativi per oltre 160.000 famiglie.
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