Lo scorso 5 maggio il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al Decreto Sviluppo. Molte le novità, di cui alcune volte a stimolare il sistema produttivo delle piccole e medie imprese. Tra queste anche il bonus fiscale sotto forma di credito d’imposta, da utilizzare anche in compensazione in fase di versamento di imposte e tributi. L ‘ agevolazione è rivolta esclusivamente alle imprese del Mezzogiorno (Abruzzo, Basilicata, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia) che assumono lavoratori svantaggiati o molto svantaggiati.
Requisiti dei “lavoratori svantaggiati”: assenza di un impiego regolarmente retribuito per sei mesi dalla data di nuova assunzione; mancanza di un diploma di scuola media superiore o di un diploma professionale; superamento del cinquantesimo anno di età; presenza di un nucleo familiare contenente una o più persone a carico; specializzazione in settori o professioni contraddistinte dalla presenza di un elevato tasso di disparità uomo-donna; appartenenza ad una minoranza nazionale.
Rientrano tra i lavoratori “molto svantaggiati” coloro che posseggano i medesimi requisiti ma che siano senza lavoro da almeno 24 mesi.
Chiunque assuma con un contratto a tempo indeterminato un soggetto facente parte della prima categoria avrà diritto ad una agevolazione pari al 50% dei costi salariali sostenuti nei successivi 12 mesi per quel lavoratore.
Chi assume un soggetto della seconda categoria potrà contare su un’agevolazione del 50% dei costi salariali, ma non più per solo 12, ma per i successivi 24 mesi.
Hanno diritto all’agevolazione: ditte individuali, lavoratori autonomi, società di capitali, società di persone, cooperative, enti pubblici e privati, liberi professionisti e persone fisiche risiedenti nelle aree svantaggiate citate in precedenza.
Condizione necessaria, le nuove assunzioni devono incrementare la base occupazionale dell’azienda. Il credito d’imposta è determinato partendo dalla differenza tra il numero di dipendenti a tempo indeterminato di ciascun mese con quello medio dei lavoratori a tempo indeterminato registrato dall’azienda nei 12 mesi precedenti: solo se la differenza tra questi indici è maggiore o uguale al numero delle nuove assunzioni il datore di lavoro avrà diritto al bonus per tutti gli assunti, altrimenti questo sarà calcolato solo sulle unità lavorative in più rispetto ai 12 mesi precedenti indipendentemente dal numero di assunzioni.
L’agevolazione riguarda anche i contratti a tempo indeterminato part-time: in questo caso il bonus sarà riconosciuto proporzionalmente in base alle ore di lavoro effettuate in rapporto con quelle previste dal contratto collettivo nazionale di riferimento.
La misura agevola soprattutto i datori di lavoro di nuova costituzione, ossia le start-up. Per questi ultimi, infatti, ogni lavoratore assunto costituisce comunque un incremento alla base occupazionale dell’impresa. Per le nuove aziende di aree svantaggiate – fermi restando gli altri requisiti – il credito d’mposta si applica perciò per ogni nuovo assunto, visto che non sarebbe possibile confrontare il numero dei lavoratori con quello dei 12 mesi precedenti.
Nel caso in cui il titolare abbia altre aziende, però, l’incremento della base occupazionale andrà comunque calcolata tenendo conto di eventuali riduzioni del numero di dipendenti anche in società collegate o controllate dal medesimo datore di lavoro. Ciò per evitare sotterfugi che possano consentire l’accesso al credito d’imposta licenziando lavoratori da un’impresa e assumendone altri presso un’altra.
Qualunque sarà la reale portata del provvedimento, resta il fatto che almno molte Pmi del Mezzogiorno potranno assumere nuova manodopera ammortizzando quei costi che spesso ne frenano l’impiego. Il problema resta cercare di comprendere quanto queste agevolazioni siano interessanti per i nostri imprenditori, e se siano disposti ad assumere lavoratori a tempo indeterminato, in una congiuntura economica che sembra ancora non riuscire a tirarsi fuori dal pantano della crisi.