Pmi del Mezzogiorno: le ZFU non bastano

di Nicola Santangelo

26 Ottobre 2010 10:00

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Le imprese del Sud da sole non possono farcela a superare la crisi! Servono risposte concrete: finanziamenti ben mirati, fiscalità di vantaggio e lotta alla criminalità. PMI.it ha intervistato Marco Venturi (Regione Sicilia)

La crisi economica ha messo in ginocchio moltissime imprese italiane: da Nord a Sud abbiamo assistito a fallimenti e chiusure di attività, dipendenti in cassa integrazione o licenziati. Nel Mezzogiorno la situazione è ancora più drammatica: ne abbiamo parlato con Marco Venturi, Assessore alle Attività Produttive della Regione Sicilia, per fare luce su quanto ancora deve essere fatto in Italia, e soprattutto al Sud, per dare una mano alle Pmi in difficoltà.

1. Qual è ad oggi la situazione delle Pmi del Mezzogiorno?

Guardiamo all’esempio della Sicilia: il sistema economico-produttivo locale è caratterizzato da piccole e micro imprese (circa il 90%) molte delle quali ditte individuali. Lo sviluppo delle attività imprenditoriali è dovuto più all’iniziativa dei singoli che ad un sistema coordinato e regolato di crescita economica.

La battaglia quotidiana è contro la frammentazione del tessuto produttivo, l’ eccesso di burocrazia, spesa pubblica e pressione fiscale, le forti carenze infrastrutturali e la scarsa produttività, la difficoltà di accesso al credito e la riorganizzazione del sistema creditizio che ha ingenerato un clima di sfiducia banche-impresa bloccando la crescita e gli investimenti. Senza contare il costo del denaro, uno dei più elevati delle regioni italiane e i cambiamenti introdotti con Basilea 2.

Tutto questo in un territorio segnato da precariato e insufficiente investimento in ricerca e formazione, scarsa diffusione delle informazioni e di processi innovativi, che la crisi a nudo drammaticamente evidenziando le debolezze del sistema Sicilia.

2. Cosa chiedono le imprese oggi per reagire alla stagnazione?

Solo con un forte recupero di produttività sarà possibile conciliare crescita e occupazione, competitività e incremento dei salari. Contro il declino industriale occorre un ruolo attivo del governo nazionale, anche ripensando gli strumenti di indirizzo, per  progettare un nuovo futuro, un modello che rafforzi e trasformi, aiutandole a fare sempre più sistema, le realtà della piccola e media impresa, specializzandole nelle funzioni strategiche e innovative.

Le Pmi locali stanno svolgendo un ruolo fondamentale per contrastare questa crisi ma da sole non possono farcela. Le prospettive 2010-2011 restano incerte, ma uscire fuori dalla crisi è possibile. Servono però scelte di governo coraggiose, un progetto strategico e una programmazione coerente, realmente orientata alla crescita e alla competitività.

Soprattutto in Sicilia, le riforme regionali annunciate, se attuate, rappresenteranno realmente un passo epocale. Stiamo attivando un confronto con tutte le parti sociali che porti al rispetto degli impegni presi con le aziende sui nuovi investimenti per rilanciare la produzione. Se non interveniamo subito con proposte serie ed unitarie rischiamo la deindustrializzazione. Una delle possibili soluzioni sta nella capacità del sistema imprese-istituzioni locali di sviluppare in tempi brevi un patto per lo sviluppo, una progettualità strategica, capace di programmare e indirizzare in maniera più corretta possibile le risorse che sono via via sempre più scarse.

3. Cosa fare a livello locale per aiutare le imprese in difficoltà?

Il governo regionale deve avviare la stagione delle riforme, sbloccare i crediti vantati dalle Pmi, ripristinare un rapporto di fiducia banche-impresa e una seria politica degli investimenti progettando un modello di sviluppo capace di dare delle direttrici chiare e comprensibili; definire obbiettivi, indicare azioni strategiche per raggiungerli e regole cui tutti devono attenersi; introdurre elementi di valutazione quali-quantitativa dei risultati conseguiti.

Politica e istituzioni, devono agevolare le imprese e combattere lavoro nero e sottopagato, premiando le aziende e le attività economiche che investono per migliorare le produzioni e i servizi, rispettano i contratti e le leggi.

Le aziende chiedono risposte celeri: non possiamo permetterci di continuare a bloccare richieste da parte delle imprese perché non abbiamo norme comprensibili in diverse materie. Noi dobbiamo dire chiaramente se un investimento si può fare oppure no assumendocene a pieno le responsabilità. Non si possono bloccare gli investimenti perché mancano alcuni pareri di alcuni assessorati.

Va creato un clima propositivo per cui imprese, lavoratori, cittadini e giovani non si sentano soli ema spronati a impegnarsi, rischiare, rivendicare diritti ed esercitare doveri.

La questione della legalità è centrale per lo sviluppo della Sicilia come del Mezzogiorno e di tutta Italia. Negli ultimi anni sono stanziati miliardi di euro dalla UE e dallo Stato per risolvere endemici nodi strutturali, ma senza concreti risultati: gli indicatori economici e sociali non sono migliorati, con una regressione economica e sociale che pone di continuo il Mezzogiorno – e in particolare la Sicilia – agli ultimi posti per reddito, occupazione e vivibilità. Infatti buona parte di queste risorse sono andati a finire nelle tasche di faccendieri o soggetti vicini alla criminalità organizzata. 

Si dovrebbe intervenire per un cambiamento rispetto al passato dei meccanismi di incentivazione a fondo perduto introducendo automatismi di fiscalità di vantaggio come il credito d’imposta.

Serve una nuova strumentazione centrata su cultura della legalità, potenziamento delle infrastrutture, semplificazione delle normative ed efficienza della PA, maggiore efficacia dei servizi ispettivi, sostegno allo sviluppo territoriale.

4. Perchè le imprese localizzate nelle Zone Franche sono poco interessate a sfruttarne gli sgravi fiscali?

L’istituzione delle ZFU come sperimentazione in aree fortemente degradate va bene, ma dobbiamo ricordare che nelle aree selezionate dal Governo vi è la presenza soffocante di poteri criminali ed una inefficienza dell’apparato burocratico e amministrativo in generale.

Se non risolviamo i problemi strutturali qualsiasi sperimentazione sarà un fallimento. Dobbiamo avere cautela e non certezze creando false illusioni ed evitare le stesse esaltazioni per strumenti del passato (488, patti territoriali, PIT, contratti d ‘ area, ecc.) che non hanno poi modificato gli indicatori economici e sociali.

5. Le imprese chiedono l’abolizione Irap. Panacea di tutti i mali?

Naturalmente ridurre le imposte è un obiettivo condivisibile. Se ci fossero le risorse non avrei da obiettare ma la domanda retorica cui rispondere è: esistono altre forme di prelievo alternative, più efficienti e meno distorsive?

In verità l’Irap è neutrale mentre l’Iva è l’imposta più evasa del sistema tributario italiano, e quindi inefficiente e distorsiva: le aliquote Iva in Italia sono infatti tra le più elevate d ‘ Europa e il gettito uno dei più bassi. L’obiettivo da porsi è quindi quello di ridurre l’evasione dell’imposta. Per il prossimo futuro dobbiamo lavorare per una riduzione del carico fiscale sulle imprese, con una fiscalità di vantaggio come il credito d’imposta.

6. Qual è il consiglio per le Pmi del Sud?

Cooperare per competere. Creare reti tra aziende del Nord e del Sud. Collaborare maggiormente con il mondo universitario per sostenere quelle piccole aziende che da sole non riescono a svolgere attività di ricerca e sviluppo. Fare in modo che aziende si aggreghino per settori omogenei, cambiare la mentalità del piccolo imprenditore, convincendolo che rimanendo troppo piccoli non si va da nessuna parte: il mercato è troppo competitivo e il rischio è scomparire.

Le nuove dinamiche economiche mettono in discussione prassi ed equilibri consolidati e obbligano il Governo ad un rinnovato impegno, perchè il rapido mutamento del contesto impone anche alle aziende più piccole di adeguarsi per rimanere competitive. Ma da sole non ce la fanno.

Globalizzazione non vuol dire bassi salari e delocalizzazione delle produzioni. Significa anche mercati che si aprono, nuovi prodotti e processi produttivi, opportunità di investimento. Dobbiamo lavorare insiemepuntando su investimenti, innovazione e occupazione.