Uno dei fattori che più limitano oggi la crescita delle Pmi è la sotto-capitalizzazione, ossia lo scarso ammontare di capitale proprio. Il crescente ricorso al capitale di debito – per esigenze di gestione e investimento – ha dunque posto le basi affinché le imprese più piccole subissero uno squilibrio finanziario.
Una struttura del passivo debole e finanziare non ottimizzate richiedono interventi specifici che mettano a disposizione dell ‘ azienda liquidità a medio termine e che, allo stesso tempo, aumentino i mezzi propri (a titolo di aumento di capitale sociale).
Ciò anche al fine di aumentare il proprio rating ed incrementare le possibilità dell ‘ azienda di accedere ai finanziamenti bancari.
Una delle possibilità viene dalle stesse banche, che stanno iniziando a proporre il cosiddetto prestito partecipativo, uno strumento a medio termine (solitamente a 5 anni) che coinvolge i soci dell’azienda, condizionandone l’erogazione ad un loro impegno ad aumentarne la capitalizzazione.
Anche l’Avviso Comune firmato lo scorso anno da ABI (Associazione Bancaria italiana), organizzazioni industriali e Governo per introdurre la moratoria sui debiti delle Pmi ha esplicitamente promosso l’introduzione di strumenti finanziari dedicati ai processi di ricapitalizzazione.
In particolare, il punto 7 dell’Avviso stabilisce l’impegno da parte delle banche a prevedere un apposito finanziamento per le imprese che realizzano tali processi di rafforzamento patrimoniale: potranno essere erogati finanziamenti pari ad un multiplo dell’aumento di capitale effettivamente versamento dei soci.
Concesso nella forma di finanziamento chirografario, il prestito partecipativo richiede l’impegno da parte dei soci dell’impresa finanziata ad apportare capitale nella società attraverso l’accantonamento degli utili a fondo di riserva o il finanziamento in conto futuro aumento di capitale.
Di conseguenza, lo schema prevede una serie di obblighi: la banca si impegna ad erogare il finanziamento, la società a rimborsare il prestito pagando le rate stabilite nel piano di ammortamento, i soci ad aumentare il capitale netto secondo il piano di incremento stabilito con la banca.
I vantaggi per l’azienda: avere a disposizione risorse fresche a medio termine non vincolate alla realizzazione di investimenti specifici; consolidare il debito da breve a medio termine. Per i soci: dilazionare nel tempo l’esigenza di aumentare il capitale netto della società.
Per aumentare il ricorso a questo tipo di operazione, viene supportata attraverso garanzie consortili, che incrementano le chance di ottenere un prestito dalla banca, riducendo nel contempo i costi connessi.
Vediamo ora alcuni degli strumenti oggi offerti dalle banche in Italia. Tra i vari prodotti è facile rinvenire elementi differenziali in termini di durata, funzionamento e tipologia di investimento.
Monte Paschi Siena
Tra i primi a puntare sulla nuova forma di finanziamento, offre due prodotti volti alla realizzazione di programmi di investimento e sviluppo d’impresa (Prestito partecipativo Partner) o di processi di ristrutturazione finanziaria (Prestito partecipativo Insieme), entrambi abbinati ad un programma di ricapitalizzazione aziendale.
Per quanto concerne l’ammontare finanziabile, l’importo di “Partner” varia da 154mila a 5,16 mln di euro mentre di “Insieme” oscilla da 155mila a 2,58 mln di euro. Entrambi sono indirizzati a società di capitali o di persone con capitale sociale non inferiore a 103mila euro.
Con il primo prestito possibile scegliere un piano di rimborso fino a 10 anni, di cui massimo 2 come preammortamento finanziario, con rate semestrali o annuali posticipate comprensive di quota capitale costante e quota interessi. Per il secondo è possibile scegliere un piano di rimborso fino a 5 anni.
Banca Marche
Sostiene programmi di investimento o sviluppo (abbinati a un piano di ricapitalizzazione aziendale), realizzati dalle imprese che operano in regime di “contabilità ordinaria”.
Prima di sottoscrivere l’operazione, l’azienda dovrà impegnarsi a incrementare il capitale proprio mediante versamenti annuali, effettuati dai soci a partire dall’anno in cui è stato erogato il finanziamento. L’importo massimo finanziabile è pari all’aumento di “capitale proprio” deciso dai soci dell’impresa La durata massima è pari a 72 mesi.
Cariparma
L’offerta è rivolta alle piccole e medie imprese aventi natura giuridica di società di persone e di capitali (comunque, con fatturato inferiore a 6 milioni di euro) che intendano realizzare una capitalizzazione aziendale attraverso il sostegno finanziario di investimenti vincolati all’aumento di mezzi propri.
Anche in questo caso, l’importo massimo finanziabile è uguale all’importo dell’aumento di capitale deliberato dalla società con una durata del prestito oscillante tra i 24 ed i 60 mesi.
Credem
Offre un finanziamento senza garanzie reali, con rimborso rateale a un tasso d’interesse fisso o variabile, destinato alla ricapitalizzazione delle società di capitale per sostenerne sviluppo e crescita dimensionale.
Centrobanca
Particolarmente interessante l’offerta della Corporate Bank del Gruppo UBI specializzata nelle medie imprese. Oltre ai prestiti partecipativi finanziari concessi secondo lo schema finora esposto, la banca eroga prestiti partecipativi equity, che prevedono l’acquisizione di partecipazioni nel capitale dell’impresa beneficiaria e possono configurarsi in forme diverse in funzione del ruolo assunto dai vari soggetti coinvolti nell’operazione.
Tali prestiti sono finanziamenti più complessi, sia nella fase di strutturazione che di realizzazione dell’operazione. Il loro utilizzo è molto frequente nei Paesi finanziariamente più sviluppati come Stati Uniti, Gran Bretagna.
In questo contesto, anche l’Unione Europea sta promuovendo strumenti ibridi e più flessibili, per andare incontro alle esigenze delle Pmi.