Tra le misure fiscali, il DEF 2014 prevede un aumento della tassazione sulkle rendite finanziarie ed un incremento dell’imposta dulla rivalutazione delle quote della Banca d’Italia, un punto sul quale non mancano polemiche. In particolare, l’ABI solleva dubbi sulla legittimità del provvedimento con cui si inasprisce il prelievo a carico delle banche che possiedono partecipazioni nell’istituto di Via nazionale, mentre si iniziano a fare i primi calcoli sugli esborsi. Andiamo con ordine.
=> Leggi: i numeri del DEF => il Programma di Riforme
Rendite finanziarie
La misura sulle rendite finanziarie prevede che a partire dal primo luglio 2014 la tassa sulle rendite da partecipazione passi dall’attuale 20 al 26%. L’incremento riguarda molti strumenti (azioni, obbligazioni…) ma non i titoli di Stato, su cui l’imposta resta agevolata al 12,5%. L’aumento della tassazione è destinata a finanziare il taglio del 10% dell’IRAP per le imprese.
Rivalutazione Bankitalia
La questione dell’imposta sulle banche è più complessa: il provvedimento sarà contenuto in un decreto previsto per venerdì 18 aprile e servirà a finanziare parte dell’aumento in buste paga. Prevede che l’imposta una tantum a carico degli istituti di credito che possiedono quote della Banca d’Italia salga dall’attuale 12% a un’aliquota compresa fra il 24 e il 26%.
=> Rivalutazione quote Bankitalia: pro e contro per banche e imprese
Secondo i primi calcoli, per il maggior azionista, ovvero IntesaSanPaolo, l’aggravio sarebbe fra i 330 e i 350 milioni, mentre Unicredit pagherebbe dai 182 ai 190 milioni in più. L’ABI chiede un confronto con il Governo prima del varo della misura il 18 aprile. Il direttore generale, Antonio Sabatini, non esclude un’obiezione di illegittimità perché il provvedimento prevede un’aliquota differenziata sulla rivalutazione delle quote della Banca d’Italia, rispetto alle aliquote applicate alle altre rivalutazioni volontarie in base alla norma della Legge di Stabilità dell’anno scorso.