Se si considerano i numeri del settore, anche gli ultimissimi, non si può proprio dire che gli italiani accorrano in massa ad investire in fondi comuni e prodotti di risparmio gestito. Ma, nonostante i numeri continuino inesorabilmente ad essere preceduti dal segno meno, si possono intravedere degli elementi positivi.
Come quello che vede i fondi promossi da intermediari esteri o indipendenti andare meglio di quelli distribuiti dalle banche.
In generale, l’approfondimento del tema del rapporto fra gli italiani e il risparmio (non solo i fondi di investimento) è centrale nel programma del Salone del Risparmio milanese del 18, 19 e 20 aprile.
Risparmio gestito
Il trend negativo del risparmio gestito, sul fronte della raccolta, con cui si è concluso il 2011, prosegue anche nei primi mesi del 2012. Secondo il rapporto mensile di Assogestioni, infatti, la fuga degli italiani dai fondi è proseguita in febbraio, quando la raccolta netta ha segnato deflussi per 2,7 miliardi, che sommati al calo di quasi quattro miliardi di gennaio portano l’emorragia da inizio anno a sfiorare i 6,7 miliardi.
Tutto questo, dopo che il 2011 si era chiuso con disinvestimenti per 41 miliardi, con un trend nettamente peggiorato nella seconda metà dell’anno, di pari passo con l’acuirsi della crisi del debito europea.
Ma nel corso di questo annus horribilis (pur molto migliore del 2008, anno del crollo di Lehman Brothers) i fondi esteri hanno registrato un andamento positivo, con un incremento di 5,4 miliardi di euro.
E questo dato, sottolinea Alessandro Rota, responsabile dell’ufficio studi di Assogestioni, «è per molti aspetti sovrapponibile» alla «distinzione, non meno importante, tra fondi promossi da SGR appartenenti ai tradizionali gruppi bancari italiani (-37,5 nel 2011, -17,6 nel 2010) e resto del mercato formato dai prodotti promossi da intermediari esteri, indipendenti e/o il cui principale canale distributivo è rappresentato dalle reti di promotori finanziari (+4,5 nel 2011, +23,3 l’anno precedente)».
Dunque lo stesso Rota definisce «urgente per i gestori italiani che ancora collocano il grosso dei propri prodotti tramite il canale bancario captive differenziare le proprie politiche commerciali».
Gli operatori del settore da tempo sostengono la necessità di una maggior valorizzazione degli operatori indipendenti in sede di collocamento dei prodotti finanziari.
Le considerazioni degli esperti sono diverse, alcune anche di natura tecnica, ma in generale si può dire che nelle banche ci sono alcuni elementi che spesso contribuiscono a non rendere soddisfacente il rapporto con il cliente (ovvero, il risparmiatore): una preparazione finanziaria che non è sempre specializzata, protocolli interni non sempre adeguati a rispondere alle esigenze specifiche di ogni risparmiatore e non ultima la necessità di fare, insieme agli interessi del cliente, anche quelli della banca, che tende a privilegiare i propri prodotti rispetto a quelli di altri.
Su questi punti l’industria del risparmio gestito riflette da tempo. Si può sottolineare che, in sede di assemblea annuale di Assogestioni, il 4 aprile, il presidente Domenico Siniscalco ha sottolineato come, fra le tendenze già in atto nel mercato, il confronto fra fine 2011 e il ben peggiore 2008 fa emergere, ad esempio «un’apertura crescente del sistema sia nel senso di apertura delle piattaforme distributive con un peso decrescente delle banche nel collocamento dei fondi, che nel senso di una crescente penetrazione dei prodotti esteri, con un arretramento dei fondi di diritto di italiano che passano dal 53 al 36% e i fondi di diritto estero che in tre anni quasi raddoppiano il proprio peso passando dal 13 al 24%».
Salone del Risparmio
Fra le altre cose, aspettando l’edizione 2012 del Salone del Risparmio, Assogestioni propone un sondaggio online dedicato ai risparmiatori. Quattro le domande relative al proprio rapporto con il risparmio: scelta degli investimenti; priorità nelle spese da tagliare; percezione delle necessità di risparmio dei giovani; indicazione della propria età.
Si tratta di una delle molteplici iniziative che il Salone dedica al tema dell’educazione finanziaria, che va di pari passo con la necessità dell’industria di adeguarsi alle esigenze dei risparmiatori.
Il Salone del Risparmio, che si svolge nei locali di via Roentgen dell’Università Bocconi, raccoglie 6500 adesioni. Oltre la metà (3500) sono addetti ai lavori (SIM, SGR, banche, promotori, istituzioni) ma ci sono anche oltre 1500 risparmiatori e altrettanti studenti, per 120 incontri dedicati al tema del “Risparmio fra stabilità e crescita“.