Conti deposito: i costi di bollo nel decreto fiscale

di Barbara Weisz

Pubblicato 6 Marzo 2012
Aggiornato 5 Maggio 2023 18:04

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Imposta di bollo anche per il conto deposito: le aliquote per il 2012 e quelle dal 2013, il tetto minimo e massimo, i costi per i risparmiatori: la norma nel decreto fiscale in vigore dal 2 marzo.

La tassa sul risparmio, come formulata dalla manovra finanziaria Monti di fine 2011 (decreto Salva Italia), ora riguarda anche i conti deposito, bancari e postali: il decreto fiscale in vigore dal 2 marzo 2012, infatti, prevede l’imposta di bollo anche per i conti deposito. In pratica, ne restano esclusi solo i conti correnti, i fondi pensione e i fondi sanitari.

La nuova norma è contenuta nell’articolo 8 (comma 13) del decreto di semplificazione fiscale del DL n.16/2012. Le aliquote sono quelle che la manovra finanziaria di fine anno aveva previsto per il conto titoli, e sono proporzionali al valore del deposito: nel dettaglio, l’aliquota è dello 0,10% per il 2012 e dello 0,15% a partire dal 2013.

C’è un tetto minimo, fissato a 34,20 euro, e per questo 2012 anche un tetto massimo di 1.200 euro, che però sparisce nel 2013.

Tetto massimo e minimo

Calcoli alla mano, significa che per questo 2012 chi ha un conto deposito con importi superiori a 1,2 milioni di euro ha il vantaggio del tetto, che blocca la proporzionalità della tassa al deposito. Molto in sintesi, chi ha un deposito di 1,2 milioni di euro paga la stessa imposta di chi ha una somma più alta. Il vantaggio del tetto massimo, dunque, è per i grandi patrimoni, ma sparisce nel 2013, quando l’imposta diventa progressiva senza più alcun limite massimo.

Il tetto minimo di 34.200 euro, che scatta in questo 2012 e poi resta valido, rappresenta uno svantaggio per i piccoli risparmiatori che hanno depositi inferiori a 34.200 euro.

Chi paga l’imposta

Bisogna sottolineare che in molti casi a pagare questa imposta sarà la banca, non il titolare del conto deposito. Questo succede perché di fatto molti istituti di credito propongono conti deposito con una clausola contrattuale in base alla quale l’imposta di bollo è a carico dell’istituto.

Dunque: per chi ha un conto deposito coperto da questa clausola, non cambia nulla (la banca, nel caso in cui voglia cambiare le clausole, è tenuta a dare un preavviso di almeno due mesi), mentre nel caso i cui non sia previsto il pagamento dell’imposta da parte della banca, sarà il risparmiatore a pagare l’imposta.

Va sottolineato che l’imposta di bollo, che il decreto fiscale estende ai conti deposito, continua a non riguardare il conto corrente, su cui resta il bollo di 34.200 euro annuali con l’esenzione per chi non ha un saldo medio superiore ai 5mila euro.

Norme fiscali

Infine, vale la pena di riassumere come cambiano le norme fiscali relative ai conti deposito incrociando i provvedimenti stabiliti dall’ultimo decreto fiscale con quelli delle manovre precedenti: da una parte, si applica la nuova imposta di bollo (che si calcola a partire dal primo gennaio 2012), dall’altra resta l’aliquota tagliata al 20% (dal precedente 27%) sui rendimenti.