Era previsto ed ora è ufficiale: la BCE lascia i tassi d’interesse invariati, rispettivamente al 4,5%, al 4,75% e al 4%.
La Banca Centrale Europea rinvia l’allentamento della politica monetaria a dopo la pubblicazione dei dati macroeconomici di aprile e giugno. Dunque, pur fiduciosi rispetto al calo dei prezzi al consumo, si rimanda il taglio dei tassi a non prima dell’estate.
Tassi BCE invariati il 7 marzo
La presidente della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde, nella conferenza stampa tenutasi a margine della riunione del Consiglio direttivo del 7 marzo, ha confermato infatti l’intenzione di mantenere l’attuale livello dei tassi per il tempo necessario ad assicurare il ritorno dell’inflazione sotto il 2% nel medio termine, atteso in realtà nel 2026, con una media del 2,1% nel 2025.
Scende anche la proiezione di crescita 2024, vista allo 0,6% per poi crescere dell’1,5% nel 2025 e dell’1,6% nel 2026, sostenuta inizialmente dai consumi e in seguito anche dagli investimenti. Anche sulla spinta di Next Generation UE. Restano forti anche le preoccupazioni legate alla crescita dei salari e all’impatto sul virtuoso percorso intrapreso.
Da qui la decisione odierna di mantenere inalterati gli attuali tassi, con il consueto approccio data driven, in attesa di poter inaugurare una nuova stagione di politica monetaria espansiva.
Conferma tassi BCE e calo mutui
Ancor prima della seduta di marzo, in realtà, il mercato dei mutui ha mostrato di incamerare già da tempo gli effetti dell’ormai vicina inversione di politica monetaria, con la stretta che ha lasciato il posto ad una certa stabilità, permettendo finalmente di confermare i mutui in calo. Gli Indici IRS ed Euribor per il calcolo della rata dei mutui fissi e variabili riflettono i prossimi tagli, attesi verosimilmente per giugno (con la prossima seduta del board BCE).
Mutuo fisso in calo, variabile a un bivio
Chi accende un nuovo mutuo ormai da mesi si sta rivolgendo ai finanziamenti ipotecari a tasso fisso ma il vero nodo resta quello dei mutui variabili. Negli ultimi due mesi la rata non è certo scesa ma almeno si è fermata, dopo un anno e mezzo di rincari mese su mese.
Probabilmente è difficile che si possa sperare in veri tagli, tanto più che per il 7 marzo ci si attende al massimo una conferma dei tassi BCE e non una riduzione. Gli effetti sul mercato dei mutui variabili, tra l’altro, non sono mai immediati ma necessitano di alcuni mesi per riflettersi sugli indici Euribor.
Vero è che ormai il mercato è già più “sereno” e ottimista da inizio 2024. Secondo l’ultimo bollettino ABI, l’Euribor a 3 mesi era pari al 3,91% di media a febbraio (-10 punti rispetto a ottobre 2023). L’IRS a 10 anni segnava in media 2,69% (-83 punti rispetto a ottobre).
Quando scenderanno i tassi sui mutui?
Sul costo dei nuovi finanziamenti gli analisti auspicano un ritorno ai livelli pre-crisi nel corso del 2025, ma è presto per parlare: le tensioni geopolitiche vecchie e nuove potrebbero riservare amare sorprese sui dati macro-economici, con effetto domino sull’inflazione e sui finanziamenti ipotecari (nonché sui prestiti a famiglie e imprese).
La rata del mutuo dovrebbe comunque iniziare a scendere da giugno, se l’Euribor anticiperà le mosse della BCE. Gli esperti dicono che l’Euribor potrebbe scendere al 3% entro fine 2024, per arrivare attorno al 2,6% entro giugno 2025.
I tassi sui nuovi finanziamenti
Da inizio 2024 i nuovi mutui fissi sono proposti con tassi costantemente in calo (TAN al 2,8%), con un risparmio medio di 15 euro sulla rata mensile rispetto a gennaio.
Decisamente più costosi i mutui variabili, con un TAN al 4,6% su un finanziamento ipotecario “tipo”.
Il 90% delle famiglie sceglie il tasso fisso, con un’inversione di questa tendenza che non si verificherà prima di almeno un anno. L’alternativa per i vecchi mutuatari è la surroga, che finora ha interessato il 25% delle domanda complessiva di mutui 2024.