Adesso il Bitcoin è veramente sbarcato a Wall Street. L’Autorità di vigilanza SEC (Security Exchange Commission) ha ammesso 11 ETF sui listini americani, segnando in qualche modo una svolta storica.
Esistevano già prodotti finanziari legati a questa criptovaluta quotati a Wall Street, per esempio i Future, ma la Consob aveva sempre negato la possibilità di quotare ETF.
Entrambi sono prodotti di finanza derivata, ma i Future scommettono sul valore del sottostante in un determinato periodo di tempo mentre gli ETF ne replicano l’andamento (sono in pratica fondi di investimento).
Perché la SEC ha ammesso ETF su Bitcoin
La SEC aveva sempre ritenuto le criptovalute troppo rischiose e non aveva mai dato il via libera alle negoziazioni di questi strumenti. Ma adesso, come spiega il presidente dell’Authority del mercato a stelle e strisce, Gary Gensler, «le circostanze sono cambiate».
La molla che ha determinato il cambio di passo è stata determinata da un pronunciamento della Corte d’Appello degli Stati Uniti del District of Columbia, secondo cui la SEC non aveva «adeguatamente spiegato il ragionamento nel disapprovare la quotazione e la negoziazione» di un ETP (gli ETF sono una categoria di ETP) di Grayscale.
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Oltre al prodotto emesso da Grayscale, sono stati approvati altri ETF, emessi (fra gli altri) da BlackRock, Fidelity Investments, Ark Investment Management, Invesco, WisdomTree, Bitwise Asset Management, Valkyrie.
Gensler sottolinea però che l’ammissione degli 11 fondi non segnala «la volontà della Commissione di approvare gli standard di quotazione per i titoli di criptovalute».
Criptovalute: il monito di Gensler
La precisazione serve a sottolineare che la commissione ha approvato solo ETF sul Bitcoin e non su altre criptovalute. Anzi, la decisione «non approva né sostiene le piattaforme o gli intermediari di trading di criptovalute, che, per la maggior parte, non sono conformi alle leggi federali sui titoli e spesso hanno conflitti di interessi».
Non solo. Gensler sottolinea che «il bitcoin è principalmente un asset speculativo e volatile che viene utilizzato anche per attività illecite tra cui ransomware, riciclaggio di denaro, evasione delle sanzioni, e finanziamento del terrorismo», e con il via libera alla negoziazione «non abbiamo approvato né sostenuto bitcoin. Gli investitori dovrebbero rimanere cauti riguardo alla miriade di rischi associati al bitcoin e ai prodotti il cui valore è legato alle criptovalute».
Ammissione in chiaroscuro
A testimonianza del dibattito, evidentemente acceso su questi temi, anche all’interno della stessa Authority, le dichiarazioni di diversi commissari.
Hester M. Peirce, saluta con soddisfazione l’approvazione «a più di dieci anni dalla presentazione della prima richiesta», definisce le resistenze opposte in passato su questi strumenti “arbitaria”, “capricciose”, e poco innovative, e ritiene che l’atteggiamento abbia contribuito a confondere gli investitori.
Caroline Crenshaw, invece, dissente dalla decisione che «ci mette su una strada ribelle che potrebbe sacrificare ulteriormente la protezione degli investitori», e sottolinea i rischi legati a frodi e manipolazione del mercato dei Bitcoin. «Un’analisi di 157 scambi di criptovalute ha rilevato che il 51% del volume giornaliero di scambi di Bitcoin riportato era probabilmente falso», argomenta.
Il commissario Mark Uyeda esprime invece accordo sulla decisione della SEC ma «forti preoccupazione» su alcuni aspetti tecnici, in primis il fatto che «l’ordine di approvazione inventa uno standard nuovo», e non è adeguatamente motivato.
Le tutele per gli investitori
La quotazione comporta nuovi obblighi a tutela degli investitori. Gli sponsor degli ETP Bitcoin saranno tenuti a fornire un’informativa completa, corretta e veritiera sui prodotti.
Gli scambi avvengono su una borsa regolamentata, di conseguenza devono rispettare «regole progettate per prevenire frodi e manipolazioni», e la SEC assicurerà un attento monitoraggio «per garantirne l’applicazione», indagini approfondite «su qualsiasi frode o manipolazione nei mercati dei titoli, compresi i sistemi che utilizzano piattaforme di social media», vigilanza sull’applicazione degli standard di condotta previsti per l’acquisto e la vendita dei prodotti finanziari.