Si conferma lo stop alla fase di stretta monetaria. Come a fine ottobre, anche nella riunione di metà dicembre la BCE ha deciso di lasciare invariati i tassi di interesse.
Il tasso sulle operazioni di rifinanziamento principale resta quindi al 4,5%, quello sulle operazioni di rifinanziamento marginale al 4,75% e il tasso sui depositi al 4%.
Tassi BCE invariati a dicembre
La politica iniziata nell’estate del 2022 con un anno di rialzo dei tassi ha prodotto i risultati sperati: l’inflazione si sta riportando sotto la soglia del 2% (traguardo previsto per il 2025), di conseguenza il Consiglio Direttivo della Banca Centrale Europea non ha alzato il costo del denaro.
Il criterio utilizzato resta l’andamento dell’inflazione. La BCE è determinata ad assicurarne il ritorno tempestivo all’obiettivo del 2% nel medio termine. In base alla sua attuale valutazione, si legge nel comunicato emesso al termine della riunione del board, ritiene che i tassi di interesse:
si collochino su livelli che, mantenuti per un periodo sufficientemente lungo, forniranno un contributo sostanziale al conseguimento di tale obiettivo. Le decisioni future del Consiglio direttivo assicureranno che i tassi di riferimento siano fissati su livelli sufficientemente restrittivi finché necessario.
L’inflazione di fondo è in flessione, e secondo le ultime proiezioni dell’Eurosistema dovrebbe ridursi gradualmente nel corso del prossimo anno, per poi avvicinarsi all’obiettivo del 2% nel 2025. Le stime vedono l’indice dei prezzi al consumo in media al 5,4% nel 2023, al 2,7% nel 2024, al 2,1% nel 2025 e all’1,9% nel 2026.
Impatto sui mutui e sull’economia reale
I passati incrementi dei tassi di interesse, rileva la BCE, «continuano a trasmettersi con vigore all’economia».
Le condizioni di finanziamento più restrittive frenano la domanda, e quindi contribuiscono al calo dell’inflazione. Gli esperti dell’Eurosistema si attendono una crescita economica contenuta nel breve periodo, mentre oltre questo orizzonte vedono una ripresa. Alimentata anche dall’incremento dei redditi reali, poiché le famiglie beneficiano del calo dell’inflazione e dell’aumento delle retribuzioni e del miglioramento della domanda esterna. Nel dettaglio, nel 2025 e 2026.
Bisogna capire in che modo lo stop alla stretta sui tassi si trasmetterà per esempio al mercato dei mutui, che sono saliti a livello record nell’ultimo anno, e che ora potrebbero comunicare a scendere. La trasmissione della politica monetaria però non è immediata, quindi potrebbe volersi qualche mese per vedere l’inversione di tendenza.
Molto dipende anche dalle prossime decisioni della BCE: la presidente Christine Lagarde non ha fornito indicazioni in questo senso, limitandosi a dire che «non è il momento di abbassare la guardia». Sembra quindi molto improbabile che in vista ci siano dei tagli ai tassi d’interesse, al momento lo scenario è appunto quello di tassi invariati.