Un numero rilevante di aziende tech leader nel campo degli istituti finanziari continua ad avere difficoltà a sfruttare tutta la potenza del proprio arsenale tecnologico e a tradurlo in valore aziendale tangibile.
A tale proposito, McKinsey stima che le banche siano in grado di convertire in media solo dai cinque ai dieci centesimi di ogni dollaro di spesa tecnologica in valore aziendale aggiuntivo.
Quindi, in un’epoca di straordinarie opportunità tecnologiche, perché molte delle principali aziende nel settore tecnologico si ritrovano con un potenziale inespresso?
Ne abbiamo parlato con Alessandro Fragapane, Country Manager italiano di Backbase, azienda internazionale la cui mission è proprio quella di consentire alle banche di ottenere massima soddisfazione accelerando il processo di trasformazione digitale.
Cosa sta ostacolando la scalata delle banche ad un livello di trasformazione digitale che sarebbe giusto attendersi?
“Una responsabilità significativa – afferma Fragapane – ricade sui sistemi legacy delle banche, che oggi possono diventare un’arma a doppio taglio, generando problemi tecnici che limitano il progresso e l’innovazione bancaria. Solo per citarne alcuni, la distribuzione manuale del software e metodologie di sviluppo obsolete, la complessità di integrazione e interoperabilità difficoltosa o le basse velocità di elaborazione diretta.”
“I sistemi legacy – prosegue il manager – dimostrano come molte banche italiane abbiano fatto investimenti importanti raggiungendo anche un buon livello di maturità tecnologica; ma l’architettura applicativa sottostante è spesso troppo articolata e meno agile di quanto servirebbe.”
Come si può risolvere questa situazione, considerando che una banca non può cambiare ex novo le proprie infrastrutture tecnologiche?
“L’obiettivo attuale delle banche italiane consiste nell’affrontare uno sforzo economico fondamentale affinché le attuali architetture applicative IT non costituiscano un ostacolo al progresso e all’innovazione. Una proposta in questa direzione è rappresentata dal concetto di “modernizzazione progressiva”, un approccio modulare che apporta miglioramenti senza richiedere alle banche di sostituire la tecnologia attualmente in uso. Questo metodo ha inizio identificando le aree di attrito e implementando miglioramenti step by step, focalizzandosi, ad esempio, sull’esperienza del cliente e sulla produttività dei dipendenti. Si tratta di un processo modulare end-to-end che consente di ottimizzare l’impiego di tempo e risorse, ridurre le complessità e accelerare la distribuzione del software. Inoltre, la possibilità di concentrarsi su un singolo percorso alla volta consente di ancorare saldamente le priorità della banca all’esperienza del cliente, un aspetto cruciale nell’era moderna del settore bancario.”
“Naturalmente – chiosa Fragapane – sarà possibile attuare questa strategia solo dopo aver adottato un modello di piattaforma specifico ma, con il partner tecnologico più adatto, il metodo risulta meno impegnativo di quanto ci si potrebbe aspettare. Reinventando il proprio modello operativo, l’istituto finanziario sarà pronto a sfruttare le proprie capacità intrinseche, rendendole riutilizzabili e interoperabili. Ciò si traduce in una “fabbrica digitale”, composta da team più contenuti ma altamente qualificati, che collaborano su un’architettura standardizzata e un’infrastruttura automatizzata.”
Quindi il futuro delle nostre banche è questo?
“Immagino un futuro in cui l’agilità diventa un vantaggio competitivo, in cui i dati fluiscono senza interruzioni, consentendo di prendere decisioni basate sulle informazioni in totale sicurezza. In questa visione, le esperienze dei clienti raggiungono nuovi livelli e vengono rafforzate da soluzioni tecnologiche all’avanguardia in grado di anticipare e superare le esigenze specifiche. Inoltre, la banca ha la possibilità di diventare leader del settore, stabilendo nuovi parametri di riferimento per raggiungere il successo. La strada verso il futuro è nelle scelte autonome dell’azienda.”
I segnali positivi sono tanti. In base ai dati riportati da Gartner, per la prima volta in un decennio, gli amministratori delegati e i dirigenti senior che si occupano di servizi finanziari si stanno concentrando sugli investimenti tecnologici, più che sulla crescita dei ricavi e sulla redditività, e li stanno considerando una priorità aziendale strategica. In quest’ambito le urgenze maggiori comprendono digitalizzazione e trasformazione con un’attenzione particolare a clienti e dipendenti, a cui vengono garantite capacità tecnologiche flessibili.
Partendo da qui e dal concetto di modernizzazione progressiva, l’intero settore può puntare ad un’evoluzione concreta. “Questo modello sfrutta appieno la realtà applicativa esistente senza stravolgerla – conclude Fragapane – le banche possono iniziare implementando una singola funzionalità e successivamente sviluppare ulteriori servizi, tutti basati sulla stessa tecnologia e quindi integrati perfettamente con quanto già realizzato. D’altronde, l’unico modo che le banche hanno per differenziarsi realmente dalla concorrenza è attraverso un’innovazione costante e incrementale. In questo modo sarà possibile offrire non solo un’esperienza clienti migliorata, ma rendere allo stesso tempo le operazioni di routine pronte per le sfide di domani.”