L’Istat ha pubblicato nei giorni scorsi le stime aggiornate sui conti economici nazionali e reso note le stime sul reddito disponibile e sulla propensione al risparmio delle famiglie, sempre più impegnate a fronteggiare l’erosione del potere d’acquisto dei propri redditi.
Tra i dati salienti emerge quello sulle retribuzioni reali in Italia, che sono tornate ai livelli pre-Covid del 2009.
L’inflazione non è stata infatti compensata dall’aumento proporzionale dei salari, con un differenziale tra aumento dei prezzi e delle retribuzioni che segna 12 punti. Vediamo i dati salienti.
PIL in flessione
Nel secondo trimestre 2023, il Prodotto Interno Lordo (PIL), corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, ha registrato una diminuzione dello 0,4% rispetto al trimestre precedente, ma una crescita dello 0,3% rispetto allo stesso periodo del 2022.
La stima del PIL rilasciata il 1° settembre scorso prevedeva una riduzione congiunturale dello 0,4% e una crescita tendenziale dello 0,4%.
Il secondo trimestre del 2023 ha avuto tre giorni lavorativi in meno rispetto al trimestre precedente e un giorno lavorativo in meno rispetto allo stesso periodo del 2022. Nonostante ciò, la variazione acquisita per il 2023 è stata di +0,7%, in linea con la stima del 1 settembre 2023.
Consumi e investimenti in calo
I consumi nazionali sono rimasti stabili rispetto al trimestre precedente, mentre gli investimenti fissi lordi hanno registrato una diminuzione dell’1,7%. Le importazioni sono rimaste stabili, mentre le esportazioni sono calate dello 0,6%. La domanda interna al netto delle scorte ha sottratto 0,4 punti percentuali alla variazione del PIL.
I consumi delle famiglie e delle Istituzioni Sociali Private ISP hanno contribuito positivamente con 0,1 punti percentuali, mentre gli investimenti fissi lordi e la spesa delle Amministrazioni Pubbliche (AP) hanno avuto un impatto negativo, rispettivamente di 0,4 e 0,2 punti percentuali.
I principali comparti produttivi hanno registrato un andamento congiunturale negativo, con l’agricoltura, l’industria e i servizi che hanno registrato una diminuzione rispettivamente dell’1,4%, dell’1,2% e dello 0,1%.
La propensione al risparmio, che già da diversi trimestri si attesta sotto i livelli pre-Covid, è stimata al 6,3%, in diminuzione di 0,4 punti percentuali rispetto al trimestre precedente.
Reddito e risparmi delle famiglie in crisi
Ulteriori dati sono forniti con l’aggiornamento del Conto delle Amministrazioni pubbliche (AP) e le nuove stime relative alle famiglie e alle società, presentati in forma destagionalizzata.
La pressione fiscale è risultata stabile al 42,0% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Il reddito disponibile delle famiglie è invece diminuito dello 0,1% su base trimestrale, mentre i consumi sono cresciuti (+0,2%). La propensione al risparmio è data al 6,3%, in calo di 0,4 punti nel trimestre. I prezzi risultano stabili ma il potere d’acquisto in calo (-0,2%).
La quota di profitto delle società non finanziarie, per il medesimo trimestre, risulta pari a 43,2%, in calo di 1,9 punti. Il tasso di investimento al 22,7% è invece stazionario.