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Banche: tassa extraprofitti mette a rischio conti correnti e credito

di Anna Fabi

10 Agosto 2023 21:12

Rincaro dei conti correnti e contrazione dei prestiti come effetto a catena della tassa sugli extraprofitti delle banche: analisi e reazioni.

La tassa sugli extraprofitti delle banche non tocca correntisti e imprese ma il rischio è che il prelievo straordinario venga in qualche modo scaricato sui clienti finali: Assoutenti teme un rincaro dei conti correnti. Lorenzo Bini Smaghi, presidente di Société Générale e membro del board della BCE, una possibile stretta sul credito. Le agenzie di rating Moody’s e Fitch invece formulano critiche per l’impatto sulla redditività degli istituti di credito.

Al centro del dibattito c’è dunque la tassa straordinaria per il 2023 prevista dal Decreto Omnibus, pari al 40% degli extraprofitti, con un tetto pari allo 0,1 % del totale dell’attivo.

Timori sul rincaro dei conti correnti

«Un’ottima misura per reperire risorse da destinare alla collettività» commenta Assoutenti, per poi mettere in guardia sui possibili rincari:

potrebbe spingere le banche a reagire attraverso un aumento dei costi di gestione di conti correnti e carte in capo ai consumatori.

Le spese bancarie, in base ai dati Istat, segnano già un aumento annuo del 6,4%. E ora c’è il rischio concreto «di una nuova fiammata dei costi bancari, considerato che con la nuova tassa sugli extra-profitti le banche potrebbero rifarsi sui correntisti al fine di recuperare le perdite».

Il presidente dell’associazione di consumatori chiede al Governo un incontro per studiare assieme «le migliori misure da intraprendere per vigilare sui costi di conti e carte e adottare strumenti automatici per bloccare possibili aumenti tariffari:

siamo pronti a denunciare all’Antitrust gli istituti di credito che applicheranno rincari ingiustificati a danno dei propri clienti.

Timori sulla stretta al credito

Altri rischi vengono invece sottolineati da Lorenzo Bini Smaghi, al quale in generale la misura non piace particolarmente. In un’intervista al Corriere della Sera il banchiere innanzitutto solleva dubbi di incostituzionalità (perché non è vero che gli istituti di credito hanno fatto più profitti rispetto ai servizi, al lusso, all’energia o alla meccanica), e comunque ritiene che la misura crei «incertezza presso gli investitori» non incoraggiando chi investe in Italia.

Sul fronte della ricaduta sui clienti delle banche, la misura potrebbe portare a una contrazione dei prestiti. In generale, Bini Smaghi ritiene che la misura avrà un impatto negativo sulla crescita economica.

Secondo Anna Fasano, presidente di Banca Etica, afferma in una nota che «calcolare la tassa straordinaria sull’incremento del margine di interesse significa identificare come base di tassazione l’attività tipica della banca».

Significa scoraggiare le banche dallo svolgere attività di intermediazione ed erogazione del credito, indirizzandole piuttosto a

mettere energie e risorse nella distribuzione di servizi vari – assicurazioni, prodotti di terzi, ecc. – e nell’attività di trading anche speculativo – ad esempio i crediti da bonus fiscali – i cui risultati non vengono colpiti.

La contro-proposta di Banca Etica

Banca Etica propone di agire in maniera differente, andando a distinguere tra le attività “tassate”. Per fare un’ipotesi:

con l’introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie, anche di importo minimo, ad esempio pari allo 0,05%, che avrebbe l’effetto di scoraggiare la turbofinanza e i suoi ormai evidenti effetti nefasti e di generare un gettito costante da utilizzare per politiche di giustizia sociale e lotta ai cambiamenti climatici. Un misura di questo tipo naturalmente dovrebbe essere presa a livello internazionale e richiede una vera riforma finanziaria e non una misura una tantum come si è voluto fare con questo decreto.

L’impatto sulla redditività delle banche

Infine, le agenzie di rating rilevano rischi per la redditività delle banche, che tuttavia registreranno nel 2023 utili superiori a quelli dell’anno precedente.

Moody’s ha effettuato dei calcoli proforma su un gruppo di cinque banche che rappresentavano oltre il 60% del margine di interesse del sistema bancario italiano a fine 2022 (UniCredit, Intesa Sanpaolo, Bper Banca, Banco Bpm e Banca Monte dei Paschi di Siena), concludendo che la nuova imposta ridurrà sensibilmente il loro reddito netto. In ogni caso, conclude il report:

la redditività della maggior parte delle banche per il 2023, al netto dell’imposta sui guadagni straordinari stimata, rimarrà secondo le stime al di sopra del reddito netto del 2022.

Fitch a sua volta stima un impatto negativo sugli utili, ma rassicura sul fatto che questo non influirà sui rating.