Inflazione, stretta monetaria e incertezza geopolitica provocano instabilità sui mercati e si ripercuotono sui risparmi di famiglie e imprese italiane, che tuttavia hanno dimostrato di saper «preservare il buon livello raggiunto di competitività internazionale», dovuto soprattutto alla consapevolezza dei propri punti di forza nelle innovazioni tecnologiche e nella capacità di soddisfare i clienti. Anche il risparmio «ha continuato a mostrare una buona capacità di tenuta», sebbene la propensione sia calata a causa dell’inflazione.
Dunque, il punto debole dell’economia italiana non è riconducibile alla competitività delle imprese né al risparmio interno ma al debito pubblico.
Resta la minaccia dell’alta inflazione e la necessità di mettere al sicuro i conti pubblici. Come? Ci sono diverse opzioni a disposizione: la politica economica è naturalmente al primo posto. Ma anche la tecnologia e alcuni cambiamenti nella governance delle imprese, soprattutto quelle quotate, possono giocare un ruolo determinante.
E’ l’analisi di Paolo Savona, presidente Consob, nella Relazione annuale per l’anno 2022 dell’Autorità di regolazione della borsa e del mercato.
Il nodo dell’inflazione
Partiamo dall’analisi. L’inflazione, sottolinea Savona ricorrendo a una metafora, «è come un’Idra dalle molte teste; se una viene tagliata e cauterizzata, agiscono le altre. Se crescono i prezzi al consumo e si sterilizza l’eccesso di moneta, non si può impedire che l’aumento si trasferisca ai salari; se si riesce a calmierare il costo del lavoro, ma crescono i prezzi delle materie prime, l’Idra non cessa di operare.
La politica non dispone di un Eracle, il gigante mitologico che affrontò l’Idra, né di uno Iolao, che cauterizzava con il fuoco le teste tagliate per impedire che ricrescessero». E’ corretto, quindi, impostare politiche economiche che riescano a combatterla e a tenerla sotto controllo.
La via normalmente cercata per contrastare la salita dell’indice dei prezzi al consumo e il conseguente effetto depressivo sull’economia «è quella di accrescere gli investimenti pubblici e sollecitare l’iniziativa privata». Ma questi strumenti, «nelle attuali circostanze, anche considerando i buoni risultati del 2022, sono insufficienti in entrambi i settori».
L’obiettivo da perseguire è il seguente: «abbattere l’inflazione senza creare depressione e squilibri sociali», con politiche che scelgano «un livello accettabile di equità distributiva, che trovi consenso nei cittadini e possa continuare a poggiare sulla capacità del mondo produttivo». Senza ricette eccessivamente rigide calate dall’alto.
I Governi hanno il potere «di bloccare la trasmissione degli aumenti dei prezzi dei beni e dei servizi al costo dei fattori di produzione, capitale e lavoro – rileva Savona -; se però l’esercitano, come l’esperienza insegna, causano conseguenze negative al buon funzionamento dell’economia reale e finanziaria, producendo danni superiori a quelli della stessa inflazione».
La competitività delle imprese
La situazione di partenza è la seguente: «pur tra le tante difficoltà, il capitale produttivo ha saputo e potuto reagire, migliorando la profittabilità e fungendo da serbatoio di valore dei risparmi in esso investito, mentre quella parte di risparmio che ha preso altre destinazioni non ha trovato analoga valorizzazione, alterando i programmi di ciclo vitale dei redditi e dei risparmi degli individui e delle famiglie, secondo le linee di pensiero che hanno valso a Franco Modigliani il Nobel per l’economia». Apriamo una parentesi: la capacitò di convogliare il risparmio verso il sistema produttivo è un abilitatore di crescita, questo elemento viene sottolineato nel corso della relazione. Ma ci sono anche altri interventi che vengono suggeriti.
Il ruolo della tecnologia e il board advisor
Da presidente della Consob, Savona si concentra su risparmio e gestione dei portafogli. Resta valida la soluzione «di costruire portafogli le cui attività mobiliari e immobiliari svolgano una funzione protettiva dall’inflazione dei programmi finanziari delle famiglie, a condizione che godano dello stesso trattamento normativo, compreso quello tributario». Oltre a misure di tipo fiscale, ci sono soluzioni tecnologiche che potrebbero migliorare la gestione dei portafogli e il funzionamento del mercato finanziario.
Per esempio, «il ricorso all’uso di algoritmi prodotti dall’intelligenza umana “rafforzata” (termine più appropriato di “artificiale”), capaci di seguire gli andamenti anche settoriali dell’economia e, entro certi limiti, anticipare l’insorgere di shock facendo uso delle logiche neurali, di sciame e genetiche; esse, unitamente all’intelligenza “generativa” (come il machine learning e le chatbot), si sono rivelate adatte allo scopo di ben gestire il risparmio, purché regolate da norme che ne impongano l’uso razionale». Ma perchÈ questo accade ci volgiono interventi, normativi, a protezione dei dati.
Nel dettaglio, occorre «risolvere il problema di stabilire il trattamento tecnico e giuridico della conservazione e dell’uso dei dati, piuttosto che delle forme che assumono gli strumenti virtuali». Le «innovazioni nel trattamento scientifico dei dati consentirebbero anche di condurre su basi oggettive un’efficace vigilanza preventiva da parte delle autorità, come pure delle imprese, per perseguire razionalmente i loro fini».
Una proposta: «sperimentare la figura dei Board advisor, che si è diffusa nei paesi anglosassoni. Essi parteciperebbero ai consigli di amministrazione senza diritto di voto per suggerire quale scegliere tra le numerose offerte di applicazione delle tecniche innovative. Questa figura aprirebbe nuovi spazi al sistema di consulenza finanziaria già esistente; sarà il mercato, come già accade per molte professioni, a indicare chi possiede le qualifiche necessarie».
C’è poi «il nodo dell’architettura istituzionale entro cui moneta e finanza si devono muovere, per realizzare l’obiettivo comune di un uso del risparmio finalizzato alla crescita reale». Qui il discorso è molto tecnico, in ogni caso Savona propone la creazione di «un’unica moneta legale di conto e di assolvimento dei debiti “digitalizzata a registro decentrato”, dall’estensione della stessa tecnica contabile agli strumenti finanziari tradizionali e dall’uso regolato dei metodi messi a punto e in continua evoluzione da parte della scienza di trattamento dei dati (le tecniche di Intelligenza Artificiale)».
L’analisi delle misure del Governo
Le recenti iniziative prese dal Governo vanno nella direzione giusta: «il decreto Legge Fintech, appena convertito dal Parlamento, ha introdotto la facoltà per gli emittenti di avvalersi delle infrastrutture DLT di cui si è detto, e il disegno di legge sugli “Interventi a sostegno della competitività dei capitali”, ai cui contenuti la Consob ha contribuito, prevede incentivi alle imprese per ricorrere alle opportunità offerte dal mercato, come l’innalzamento del voto plurimo, nuovi modi di formazione dei consigli di amministrazione e degli organi di controllo societari, la fissazione dei tempi di risposta delle autorità alle iniziative di raccolta di risparmio sul mercato, l’obbligo di rilasciare pareri alle richieste avanzate alle autorità di vigilanza, la limitazione delle pratiche di gold plating e la concessione di maggiori deduzioni fiscali».
In conclusione: «moneta, banche e mercati dei capitali sono sospinti nella stessa direzione dalla forza della tecnologia, che già svolge un ruolo importante nello sviluppo reale e nella stabilità sociale. Diventa perciò urgente riconsiderare come riallineare oneri e regolamentazioni, anche fiscali, tra le diverse forme di investimento del risparmio, sanando distorsioni stratificatesi nel tempo e contrastando l’iniquità distributiva che essi determinano».
Bisogna farlo tenendo conto che le tecnologie sono ineludibili, ma vanno governate. E con ottimismo:
Il Paese ha dato il meglio di sé in ogni epoca e in ogni circostanza. Perché oggi dovrebbe accadere il contrario, ben sapendo che disponiamo di risorse culturali e materiali che attendono solo di essere mobilitate?.