La crescita 2023 è in linea con le previsioni del Documento di economia e finanza e il PIL del primo trimestre sale dello 0,5% rispetto all’ultimo trimestre 2022, in base alle stime Istat, tuttavia l’alta pressione dei prezzi e la frenata dell’economia globale continuano a rappresentare un «elevato rischio» per la stabilità finanziaria dell’Italia, come si evince dal rapporto sulla Stabilità Finanziaria 2023 della Banca d’Italia.
In uno scenario di alti tassi e costo del credito in ascesa, secondo Confindustria bisogna puntare sul PNRR per “alzare finalmente il potenziale di crescita dell’economia italiana nei prossimi anni”.
L’andamento del PIL
L’incremento tendenziale rispetto all’analogo periodo 2022, è dell’1,8%. E la variazione acquisita per l’intero 2023 è pari allo 0,8%. Il risultato italiano è migliore del previsto, rileva il Commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, sottolineando che anche i dati dell’Eurozona rappresentano «qualcosa di meglio rispetto alle attese».
Tale dinamica, secondo il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti:
allenta la pressione sui conti pubblici italiani e offre margini per nuovi interventi in autunno contro quella che speriamo sia la coda dell’inflazione.
Il DEF prevede quest’anno una crescita dello 0,9%, e in effetti le rilevazioni Istat attestano che si sta andando in questa direzione. Si tratta delle stime preliminari sui primi tre mesi dell’anno, da gennaio a marzo. E segnalano che l’Italia cresce più della media dei partner comunitari e più delle altre grandi economie UE, come Germania e Francia. C’è invece un pari-merito con la Spagna (in termini congiunturali) mentre la locomotiva d’Europa da gennaio a marzo è stato il Portogallo, con un incremento congiunturale dell’1,6%.
Nel dettaglio, i partner dell’Euro crescono dello 0,1% congiunturale, mentre l’UE a 27 segna un incremento dello 0,3%. Ma soprattutto, «i risultati migliori rispetto alle attese sono soprattutto quelli di Italia e Spagna, con una crescita dello 0,5%», novità definite «incoraggianti» perché «mostrano una resilienza dell’economia europea in un contesto globale sfidante».
La stima preliminare, segnala l’Istat, «riflette dal lato dell’offerta una crescita sia del comparto industriale, sia di quello dei servizi, mentre il settore primario registra una stazionarietà. Dal lato della domanda, il contributo alla crescita del PIL risulta positivo sia per la componente nazionale, sia per la componente estera. Dopo la lieve flessione congiunturale dell’ultimo trimestre del 2022, la ripresa di inizio 2023 prospetta un tasso di crescita acquisito per il 2023 stimato allo 0,8%».
La tenuta finanziaria
Anche le condizioni della finanza pubblica sono migliorate nel corso del 2022, spiega Bankitalia, le famiglie italiane risultano tuttavia più esposte seppur meno indebitate rispetto alla media dell’Eurozona.
La liquidità resta elevata, ma in termini reali il reddito disponibile è diminuito a causa dell’inflazione. L’incremento dei tassi di interesse si sta riflettendo sul costo medio dei prestiti in essere e la quota di nuclei finanziariamente vulnerabili potrebbe salire nel corso di quest’anno.
In rapporto al reddito, conclude la Banca d’Italia del suo rapporto sulla stabilità finanziaria 2023, l’indebitamento resta comunque molto più basso rispetto alla media dell’Eurozona.
Puntare sul PNRR
Per il Centro studi di Confindustria, nell’industria la dinamica positiva è dovuta al solo “trascinamento” di fine 2022. Di contro, servizi e turismo sono in forte espansione, così come l’export italiano (+0,5% a febbraio; +0,6% acquisito nel primo trimestre).
Tuttavia preoccupa il costo crescente del credito per le imprese italiane, salito a 3,55% a febbraio (da 1,18% a fine 2021) impattando pesantemente sulle aziende industriali. Ecco perché diventa:
cruciale l’implementazione del PNRR, per sostenere gli investimenti, in particolare quelli in tecnologie digitali e per l’efficienza energetica, e per alzare finalmente il potenziale di crescita dell’economia italiana nei prossimi anni.Gli investimenti fissi in Italia sono frenati dalla carenza di risorse e dai tassi elevati.
Occhi puntati, dunque, sugli investimenti legati alla spesa delle risorse previste dal PNRR e di altri fondi europei.