BCE alza i tassi di 50 punti, prudente sulle prossime mosse

di Barbara Weisz

16 Marzo 2023 15:45

logo PMI+ logo PMI+
Inflazione troppo alta: la BCE alza ancora i tassi di 50 punti base, rassicurazioni sulla solidità del sistema bancario, prudenza sugli sviluppi della monetaria, la stretta ha ridotto le stime di crescita dal 2024.

La Banca Centrale Europea non allenta la politica monetaria: «l’inflazione rimarrà troppo alta per troppo tempo» spiega il Consiglio direttivo della BCE, che di conseguenza alza i tassi di 50 punti base. E’ la prosecuzione di una linea intrapresa a partire dall’estate scorsa, che aveva già portato a rialzi di circa 300 punti. Ed è una decisione che era stata a più riprese annunciata nelle scorse settimane dalla stessa presidente dell’istituto di Francoforte, Christine Lagarde.

Il fallimento della Silicon Valley Bank e le conseguenti tensioni finanziarie avevano fatto ipotizzare un cambio di rotta a sostegno dell’economia che tuttavia non si è realizzato, nella convinzione che «il settore bancario dell’area dell’Euro è resiliente, con solide posizioni patrimoniali e di liquidità».

La Banca Centrale si reputa completamente attrezzata «per fornire sostegno di liquidità al sistema finanziario dell’area dell’Euro, se necessario, e per preservare l’agevole trasmissione della politica monetaria». Conclusione: Francoforte monitora da vicino la situazione ma al momento non vede nessun trade off fra le tensioni sull’inflazione e quelle finanziarie. Dal 22 marzo 2023 i tassi si portano ai seguenti livelli:

  • tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principale: 3,50%
  • tassi di interesse sulla linea di rifinanziamento marginale: 3,75%
  • tassi di interesse sulla linea di deposito: 3%.

In pratica, la BCE continua a ritenere che la priorità sia l’inflazione, da riportare velocemente sotto il 2%. E’ vero che l’indice dei prezzi è in discesa, ha sottolineato la stessa Lagarde, ma questo è dovuto all’andamento dei prezzi dell’energia. Resta invece elevata l’inflazione sui beni alimentari, e la pressione sui prezzi in generale resta importante.

Sulle prossime mosse c’è invece maggiore prudenza: dipenderà dai dati. «L’elevato livello di incertezza, rafforza l’importanza di un approccio dipendente dai dati per le decisioni sui tassi ufficiali del Consiglio direttivo, che saranno determinate dalla sua valutazione delle prospettive di inflazione alla luce dei dati economici e finanziari in arrivo, della dinamica dell’inflazione sottostante e la forza della trasmissione della politica monetaria».

Ora, le recenti tensioni sui mercati finanziari, che sono iniziate dopo «le nuove proiezioni macroeconomiche degli esperti della BCE» di inizio marzo, sono elementi che «implicano ulteriore incertezza sulle valutazioni di base dell’inflazione e della crescita». La Banca centrale conferma quindi la propria linea. Le proiezioni macroeconomiche sono le seguenti.

  • Inflazione media: 5,3% nel 2023; 2,9% nel 2024; 2,1% nel 2025.
  • Crescita: 1,6% nel 2024 e 2025, sostenuta da un mercato del lavoro robusto, dal miglioramento della fiducia e una ripresa dei redditi reali.

Sulla crescita c’è un’ulteriore considerazione: «la ripresa della crescita nel 2024 e nel 2025 è più debole di quanto previsto a dicembre, a causa dell’inasprimento della politica monetaria». Questo elemento, insieme ai molteplici richiami al fatto che le decisioni sul costo del denaro devono essere data driven, porta a non escludere che nei prossimi mesi la politica monetaria si possa allentare. Non sono per state fornite ulteriori indicazioni sulle prossime mosse, se non l’importanza dei dati come base di valutazione a supporto delle scelte decisionali.