Una tassazione più favorevole, incentivi per PMI che conferiscono il TFR dei dipendenti alla previdenza complementare, sensibilizzazione per attirare iscritti ai fondi pensione: sono le proposte di Assofondipensione, che riunisce 32 fondi pensione negoziali a cui aderiscono 3,8 milioni di lavoratori.
L’analisi dei dati e la presentazione delle proposte è stata fornita a margine del congresso annuale dell’ente.
Scivolo sui rendimenti
I risultati del 2022 sono stati negativi (i fondi negoziali hanno perso il 9,8%, contro un +8,3% di rivalutazione del TFR). Quello passato è stato dunque un annus horribilis per i fondi, a causa delle turbolenze sui mercati. Ha però pesato in particolare la guerra in Ucraina, ossia un evento del tutto eccezionale. Invece, «il sistema a capitalizzazione va valutato in un orizzonte di lungo periodo, grazie alla diversificazione del rischio riesce a fare meglio fronte agli scenari e agli shock di diversa natura che possono realizzarsi nel tempo».
Non a caso, i fondi pensione negoziali hanno superato la pandemia con un pieno recupero dei rendimenti, così come era accaduto per le crisi del debito sovrano (2011)e dei mutui subprime (2008). In base ai dati Covip di dicembre, sui dieci anni la performance dei fondi pensione è sostanzialmente in linea con quella del TFR, +2,2% i primi, +2,4% il trattamento di fine rapporto.
Le adesioni ai fondi pensione
Nel 2022 le adesioni sono cresciute del 10,1%, portando gli iscritti a 3,806 milioni. A livello territoriale, tassi più elevati nelle aree ricche del Paese: in media tra il 35% e il 40% della forza lavoro, con versamenti contributivi anche doppi rispetto a gran parte delle regioni del Mezzogiorno.
Le adesioni restano però basse fra giovani e donne, soprattutto sotto i 34 anni, mentre salgono dopo i 54 anni, con l’avvicinarsi dell’età pensionabile. Per quanto riguarda la ripartizione per genere, «il tasso di partecipazione delle donne, 30,9%, è pari a quattro quinti di quello degli uomini (37,5%) – segnala il presidente, Giovanni Maggi -; anche la contribuzione rimane di un quinto inferiore». Significa che «nelle situazioni in cui maggiore sarebbe l’esigenza di integrare la pensione di primo pilastro con quella complementare, il grado di partecipazione è più basso, e questo è un dato preoccupante».
Le proposte per il futuro
Da questa fotografia parte l’analisi che porta a una serie di proposte per potenziare la previdenza complementare.
Silenzio assenso sul TFR inoptato
Nel breve termine Assofondipensione pensa a una massiccia campagna informativa sull’importanza di aderire alla previdenza complementare. L’obiettivo è di stimolare i lavoratori ad aderire ai fondi pensione per non lasciare che «il TFR cosiddetto inoptato delle aziende con organico superiore ai 50 dipendenti confluisca nel Fondo Tesoreria INPS (parliamo di circa 5 miliardi l’anno)».
Il riferimento è alle legge 296/2006 (come non riguarda le imprese fino a 50 dipendenti), in base al quale per il lavoratore non cambia nulla (il TFR viene liquidato nel momento in cui termina il rapporto di lavoro e si possono chiedere anticipazioni in presenza dei presupposti di legge così come avviene per il TFR in azienda) ma per le imprese la vera differenza è che non si possono usare gli accantonamenti come liquidità.
«Potrebbe essere utile – spiega Maggi – dare avvio a un semestre di silenzio-assenso, che consentirebbe di favorire le adesioni ai fondi pensione, sia tra i nuovi assunti che tra gli occupati, nel rispetto del principio della volontarietà della scelta». Si tratta di una delle proposte portate avanti anche dai sindacati nell’ambito del tavolo di riforma pensioni aperto con il Governo.
Incentivi per l’adesione ai fondi pensione
Assofondipensione propone una serie di ipotesi di incentivazione fiscale:
- riduzione del prelievo fiscale sostitutivo sui rendimenti (attualmente si paga l’aliquota del 20%),
- superamento del criterio del pro-rata nella tassazione delle prestazioni.
- abbandonare la tassazione dei rendimenti sul “maturato” in favore del criterio del “realizzato”.
- incrementare il limite di deducibilità di 5.64 euro, almeno per i redditi più alti e per coloro che aderiscono e versano contributi anche per un soggetto fiscalmente a carico.
Infine, si propone di approfondire l’ipotesi di allineamento allo schema di tassazione del modello europeo EET, ovvero: esenzione dei contributi versati, esenzione dei rendimenti conseguiti durante la fase di accumulo, tassazione della prestazione erogata.
Credito alle PMI senza accantonamenti
C’è anche una proposta compensativa per favorire l’accesso al credito delle PMI che rimangono senza accantonamenti: Maggi chiede «strumenti idonei a sostenere l’equilibrio finanziario delle piccole imprese che conferiscono il TFR dei propri dipendenti alla previdenza complementare, consentendo alle stesse un accesso al credito agevolato per compensare la perdita di liquidità riferita al TFR versato ai fondi pensione».
Investimenti fondi pensione: un circolo virtuoso
L’incentivazione fiscale degli investimenti dei fondi pensione è strategica perché si tratta dei più importanti investitori istituzionali del Paese. Assofondipensione ha dato vita al Progetto Economia Reale, che attraverso Fondi di Fondi gestiti da Fondo Italiano di Investimento SGR (FII) mobilita risorse provenienti dai fondi pensione e da Cassa Depositi e Prestiti che vengono investite nel sistema produttivo nazionale. Hanno aderito 16 fondi pensione negoziali. -Maggi sottolinea l’importanza di «stimolare gli investitori previdenziali a orientarsi verso investimenti produttivi di lungo termine, favorendo in questo modo la crescita del sistema imprenditoriale italiano».
In base agli ultimi dati Covip (la vigilanza sulla previdenza complementare), gli investimenti dei fondi pensione sono così distribuiti: 53,7% in obbligazioni e altri titoli di debito. Di questi, il 16,8% erano titoli di stato italiani. Nell’insieme, il valore degli investimenti dei fondi pensione nell’economia italiana al 31 dicembre 2022 è pari a 40 miliardi di euro, il 22,7% del patrimonio, con una quota pari a 29,6 miliardi di euro investiti in titoli di Stato.