Gli italiani sono da sempre un popolo di formiche ma oggi i conti correnti si stanno svuotando. Dopo quasi cinque anni di risparmi in aumento, si è verificato un preoccupante cambio di rotta a fine 2022, con il saldo totale dei conti correnti delle famiglie del nostro Paese diminuito di quasi 20 miliardi. Ad erodere i risparmi sono l’inflazione da una parte e il carovita dall’altra.
Sorge dunque spontanea una domanda fondamentale: dove è meglio oggi tenere i soldi, in banca o alla posta? O invece di conservarli è piuttosto il caso di investirli, scegliendo soluzioni protette da tensioni di mercato o sbalzi inflazionistici?
Cerchiamo di rispondere, valutando la convenienza caso per caso.
La vera differenza tra risparmiare e investire
Prima di addentrarci nella questione, è bene fare una differenza fondamentale quando si tratta di soldi. Ossia cosa significa risparmiare e cosa significa investire.
Risparmiare significa mettere da parte del denaro, un po’ alla volta. Di solito per pagare qualcosa di specifico (come l’acconto per il rogito della casa), far fronte a eventuali emergenze (come cambiare l’auto) o accumulare un gruzzolo per il futuro dei figli. Risparmiare, dunque, di solito significa mettere il proprio denaro al sicuro presso istituti di credito o alle Poste.
Al contrario, investire significa prendere parte del proprio denaro e cercare di farlo crescere. Come? Acquistando prodotti che possano aumentare di valore nel tempo, investendo in azioni, immobili o quote di un fondo. Puntando su strumenti e prodotti che rispondano in misura proporzionale alla propria attitudine al rischio e al capitale disponibile.
Perché è meglio non conservare i risparmi in casa
Sicuramente, lasciare i soldi sotto il materasso come una volta non è una mai buona idea, anzi: è un’occasione persa visto che il denaro custodito in casa perde progressivamente potere d’acquisto. Cosa significa? Che il denaro perde valore nel tempo: 100 euro conservati oggi non avranno lo stesso valore fra 5 anni.
Complice l’inflazione, tenere fermi i soldi non è un buon affare, soprattutto nel lungo periodo.
Tenere i soldi in banca o posta
Dove tenere allora i nostri soldi: meglio banca o posta? Innanzitutto c’è da dire che una risposta valida per tutti non c’è. Ognuno deve valutare in primo luogo cosa vuole farne del proprio denaro: se depositarlo in un posto sicuro o farlo “fruttare” in qualche modo.
Oggi, sia Poste Italiane sia le singole banche offrono diverse soluzioni e diversi prodotti ognuno con proprie caratteristiche che è bene analizzare magari facendo aiutare da un esperto. Ci sono ancche soluzioni ibride, come ad esempio il Piano di investimenti per i titolari di libretti e conti postali, che offrono un discreto rendimento sulle nuove somme accantonate, facendo quindi fruttare anche il semplice deposito.
Pro e contro del tenere soldi alle Poste
Per chi volesse valutare l’opzione di depositare i propri soldi alle Poste, c’è da dire che si tratta di una scelta primaria per gli Italiani: per anni ha rappresentato il principale istituto finanziario per i piccoli risparmiatori.
Fondata nel 1862, è un’azienda pubblica italiana, controllata dal Ministero dell’economia e delle finanze. Si occupa, anche attraverso società controllate, non soltanto di gestire servizi postali e logistici, di telecomunicazione o di riscossione ma anche servizi bancari e finanziari. Chi sceglie prodotti offerti da Poste per depositare denaro ha dunque la sicurezza di un’istituzione statale. Ma ci sono dei limiti.
Come il fatto che il classico Libretto postale dove depositare il denaro, offerto da Poste Italiane non è coperto dalla tutela del Fondo Interbancario di Garanzia (FITD). Si tratta del fondo di garanzia per i depositi bancari che protegge i clienti da eventuali perdite in caso di insolvenza o fallimento di una banca, garantendo ai clienti la restituzione di una parte dei loro depositi, fino a un massimo di 100.000 euro. Se dovesse fallire Poste (situazione altamente improbabile) non scatterebbe la tutela del Fondo.
A chi conviene tenere i soldi alle Poste
Chi sceglie il libretto o il conto postale ha a disposizione uno strumento che negli anni è andato assimilandosi sempre più a quello di una qualsiasi banca, con servizi allo sportello ma anche online. Tuttavia, rispetto al conto bancario, ci sono sostanziali differenze.
Il conto alle poste ad esempio, consente meno operazioni rispetto ad un conto bancario con la conseguenza che quello postale è conveniente per i risparmiatori che privilegiano il deposito delle somme all’operatività. In sostanza i prodotti delle Poste hanno come interesse quello di proteggere il capitale.
Quali le migliori soluzioni per tenere i soldi alle Poste
Allo stato attuale, le Poste offrono una varietà di prodotti. Si parte dal classico Libretto Postale per conservare i risparmi (con rendimenti molto bassi) oggi anche nella versione Smart (digitale) per arrivare al conto BancoPosta, in tutto e per tutto un conto corrente con operatività piena, sia allo sportello che online e zero rendimenti. A questi si affiancano le carte prepagate come PostePay, anche in versione Evolution dotata di IBAN per l’accredito dello stipendio.
I libretti postali sono coperti dalle garanzie offerte dalla Cassa Depositi e Prestiti così come un’altra soluzione molto amata dai risparmiatori, ovvero i Buoni Fruttiferi Postali, ideali per chi vuole depositare il proprio denaro e ottenere un rendimento.
Quanto costa tenere i soldi alle Poste
E’ una recente indagine sulla spesa dei conti correnti realizzata da Banca d’Italia nel mese di novembre 2022, effettuata su più di 13.000 conti bancari e 1.000 conti postali, a svelare un aumento delle spese per chi ha un conto postale. Nel dettaglio, si è passati da una spesa di 53 euro a una di 58 euro, ossia 5 euro rispetto all’anno precedente, con un aumento di 1,2 euro per le spese fisse e di 3,7 euro per le spese variabili.
Per capire nel dettaglio quali sono le spese per gestire un conto corrente alle Poste, facciamo l’esempio del Conto BancoPosta di Base, che offre servizi essenziali di incasso e pagamento e include una Carta di debito Postepay.
- Nella versione standard, si prevede un canone di 30 euro, con l’eccezione dei clienti con ISEE inferiore a 11.600 euro, per i quali il canone è gratuito e non è prevista l’applicazione dell’imposta di bollo dovuta per legge.
- Nella versione pensionati, rivolta ai titolari di trattamenti pensionistici fino all’importo lordo annuo di 18.000 euro, prevede un canone annuale gratuito, alcune tipologie di servizi e un numero fisso di operazioni.
Pro e contro del tenere i soldi in banca
A chi conviene tenere i soldi in banca? Come per le Poste, una risposta valida per tutti non c’è. Volendo analizzare i principali vantaggi di un conto aperto alla banca, iniziamo con il dire che questo presenta sicuramente più servizi e più funzionalità rispetto al conto postale.
Altra caratteristica della banca è quella di garantire sicurezza sui soldi fino a 100mila euro poiché se l’istituto di credito fallisce (ipotesi più frequente rispetto alle Poste), il denaro è al sicuro grazie alla garanzia del Fondo interbancario di garanzia a cui devono obbligatoriamente aderire le banche. Tra gli svantaggi troviamo i costi che il più delle volte sono più alti.
Quali sono le migliori soluzioni per tenere i soldi in banca
I prodotti offerti dalle banche in genere si distinguono in due tipologie:
- conto corrente classico che garantisce un’operatività piena, anche se non frutta interessi.
- conto deposito che non hanno operatività, se non il deposito e il ritiro del denaro a scadenza ma offre la possibilità di guadagnare interessi relativamente elevati specie se posti a confronto con quelli offerti dalle poste.
Quanto costa tenere i soldi in banca
Una recente indagine dell’Osservatorio ConfrontaConti.it e SOStariffe.it evidenzia un aumento pari a +7% della spesa media collegata al conto corrente.
Tale incremento diventa ancor più marcato affidandosi ad un conto corrente online, rispetto ai bassissimi costi del passato, pur a fronte di maggiori vantaggi economici rispetto al conto fisico. La gestione telematica del conto comporta un picco della spesa annua del +26% ma garantisce un risparmio fino a 129 euro all’anno rispetto ai conti tradizionali.
A pesare sull’aumento della spesa annuale ci sono fattori diversi. In particolare, si registra un aumento del canone annuo e, quindi, delle spese fisse legate al mantenimento del conto corrente: si registra un rincaro del +5% per le banche tradizionale e del +8% per le banche online. Diventano sempre più rari anche i conti a zero spese.
Si segnala anche un aumento generalizzato delle commissioni per le operazioni allo sportello. Rispetto allo scorso anno, infatti, si registrano rincari per i movimenti, per il prelievo, per i versamenti ed anche per i bonifici allo sportello. Aumenti anche per il costo singolo degli assegni. Il prelievo all’ATM di un’altra banca comporta una commissione media di 1,24 euro per le banche online e di 1,98 euro per quelle tradizionali con possibilità, in molti casi, di azzerare il costo superando un importo minimo.
In conclusione, a fronte di questo quadro generale sui costi, i rendimenti e le tendenze inflazionistiche in atto, si impone una riflessione sulle proprie scelte di risparmio e investimento, che tengano conto dello scenario economico attuale e delle tante opzioni a propria disposizione.