L’articolo 23 del disegno di legge della Manovra 2023 introduce la possibilità di affrancare (escludere) dalla formazione del reddito gli utili da partecipate estere.
L’obiettivo è di incentivare il rientro di capitali di aziende italiane detenuti all’etero tramite loro controllate, lasciati lì per il vantaggio fiscale di una tassazione meno gravosa. Incentivando fiscalmente tale rientro, si punta a “fare cassa” in fretta per rimpinguare i conti pubblici.
Un po’ la stessa ratio di tutte le altre misure fiscali legate alla finanza d’impresa e al risparmio previste dalla Manovra, secondo la logica “paghi meno ma paghi prima”.
Si tratta infatti di una delle molteplici forme di incentivazione e sgravio alla finanza d’impresa contenuti nella nuova Finanziaria. Tra le altre, ricordiamo l’affrancamento delle quote in fondi OICR e polizze di assicurazione vita, la rivalutazione di terreni e partecipazioni anche da società quotate, l’estromissione di immobili strumentali dal patrimonio dell’impresa individuale.
Detassazione utili da partecipate estere
L’opzione dedicata agli utili da partecipate estere prevede in particolare un’imposta sostitutiva del 9% per i contribuenti IRES e del 30% per i contribuenti IRPEF, da versare in unica soluzione entro il 30 giugno 2023. Aliquote ridotte di tre punti percentuali per gli utili percepiti entro la scadenza per i versamenti dovuti sul periodo d’imposta 2023, se accantonati per almeno due esercizi in una specifica riserva di patrimonio netto.
La detassazione è applicabile alle partecipazioni detenute nell’ambito dell’attività d’impresa per utili, e riserve di utili, risultanti dal bilancio chiuso nel 2021 e non ancora distribuiti al 1° gennai 2023. L’opzione dovrà essere indicata nel modello Redditi 2023 e potrà essere esercitata distintamente per ciascuna partecipata estera, per tutti o solo per parte dei relativi utili e riserve.
Per l’operatività è prevista l’emanazione di un decreto MEF, entro fine marzo 2023, con le modalità di esercizio dell’opzione.