Se la Silver economy fosse uno stato sovrano si posizionerebbe al terzo posto nel mondo, dietro a Usa e Cina per dimensioni, con un tasso di crescita del 5% annuo. Nel mondo, solo Cina e India segnano incrementi del PIL più alti di questo. I dati emergono dallo studio redatto da Itinerari Previdenziali “Chi sono, cosa fanno e cosa desiderano i Silver italiani”.
Silver economy: impatto sul PIL
I dati evidenziano come vada decisamente superata «un’immagine fin troppo stereotipata degli over 65 «dediti esclusivamente a servizi sociali e sanitari, sottolinea Alberto Brambilla, presidente di Itinerari Previdenziali. Questa fascia di età, in realtà, rappresenta un patrimonio umano su cui investire, anche in considerazione del fatto che nei prossimi 20-30 anni gli ultra65enni saranno in forte aumento.
Il sistema si sta rendendo conto del potenziale di questa platea, non solo sempre più numerosa ma anche “ricca” e con una forte attitudine al consumo.
L’impatto sul PIL delle persone con almeno 65 anni oscilla fra il 20 e il 30% (in termini assoluti, si parla di un valore stimabile tra i 323,5 e i 500 miliardi di euro».
L’effetto post-pandemico
Allargando il raggio d’azione agli over 50, il report analizza situazione socio-economica, anche considerando l’impatto della pandemia, aspettative per il futuro e abitudini nei confronti di salute, mobilità, prodotti di consumo e uso della tecnologia.
Sia dal punto di vista economico sia da quello psicologico, la crisi Covid ha colpito più duramente le donne, la fascia di età fra i 50-65 anni e i residenti al Sud. L’impatto è stato invece minore per gli over 65, che hanno ridotto la propria socialità e aumentato l’attenzione alla salute ma non hanno registrato particolari mutamenti nella gestione del patrimonio mobiliare e immobiliare, adeguandosi peraltro con relativa facilità a tecnologia e acquisti online nonostante età e abitudini consolidate.
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I pensionati sono stati meno colpiti in termini economici dalle restrizioni Covid mentre le persone tra i 50-64 anni sono quelle che maggiormente hanno visto ridursi il reddito (la perdita è stata giudicata molto forte dal 20% degli intervistati). Le donne hanno scontato il fatto di essere prevalentemente occupate nel terziario dei servizi. In questo caso, la perdita di reddito è giudicata molto forte dal 16,6% delle intervistate, contro una percentuale al maschile del 13,1%.
Chi sono i “Silver”
Lo studio divide gli over 50 in tre raggruppamenti: 50-64 anni, 65-74 e over 75. Fondamentalmente, però, circoscrive la silver economy vera e propria agli over 65 pensionati o vicini alla quiescenza, prossimi a un mutamento evidente del proprio stile di vita. Si tratta di una fascia di età alto spendente: Itinerari Previdenziali ipotizza un valore di 283,6 miliardi dello spendibile netto annuo.
«Una patrimonializzazione importante, capace di resistere anche agli effetti della pandemia di COVID – sottolinea Brambilla -, e che, nei prossimi 20/25 anni, verrà in parte destinata ad ampliare i volumi dei consumi dei Silver e in altra parte trasferita a figli o parenti oggi over 40, incrementando ulteriormente il valore complessivo della Silver Economy del nostro Paese».
Spendono senz’altro in beni e servizi riguardanti cura della persona e salute (assistenza, farmaci e altre spese sanitarie) nell’alveo della cosiddetta white economy, ma anche in ambito ricreativo (viaggi, turismo, tempo libero, strutture ricettive o di ristorazione).
Il ruolo sociale dei Silver
Qui l’indagine si riferisce agli over 50. Il 63% assiste un proprio familiare, il 31% pratica almeno ogni tanto attività di volontariato, con un picco del 36,4% tra gli over 75 e una propensione a esercitare un ruolo attivo, anche con uno sguardo rivolto al futuro, più accentuata soprattutto tra i laureati (in media circa 6 persone su 10). «Volendo, con un poco di fantasia,
calcolare il valore di questo contributo tenuto conto nel numero complessivo dei Silver italiani e ipotizzando che il 40% di loro dedichi una media di 4 ore al giorno per 5 giorni a settimana x 45 settimane, è possibile stimare con un valore prudenziale di 10 euro l’ora – puntualizza Brambilla – che queste attività sfiorino i 50 miliardi l’anno».
I Silver e l’assistenza sanitaria integrativa
Pur a fronte della crescente sensibilità verso il tema dettata dalla pandemia, ancora piuttosto limitato il ricorso a forme di assistenza sanitaria integrativa: tra i 65/74enni, solo il 13,6% è iscritto a fondi sanitari e affini, rispetto al 24,5% dei 50/64enni e al 25% degli over 75. Le adesioni più numerose si riscontrano tra pensionati/lavoratori (43,1%) e occupati (32,5%), mentre sono più basse per i pensionati (17,4%), soprattutto quelli anziani già da molto tempo in quiescenza, i casalinghe/i e chi è in cerca di occupazione.