L’Europa è leader internazionale per emissione di obbligazioni sostenibili, anche se l’Italia sconta un gap rispetto agli altri paesi UE. Tuttavia, l’avvio nel 2021 di programmi pubblici per la Finanza sostenibile ha contributo a dare impulso al mercato. Il settore registra risultati positivi anche a livello globale: in maggio gli indici ESG (Environmental, Social, Governance) sono tornati a livelli superiori di quelli pre-Covid ed in Europa (e Italia) i benchmark mostrano performance superiori rispetto a quelle dell’intero mercato.
Sono le principali evidenze nel primo rapporto Consob dedicato alle dinamiche del mercato degli investimenti sostenibili e di criptoattività. Approfondiamo in questa sede il primo dei due ambiti.
Investimenti ESG: la ripresa post Covid
Negli ultimi due anni, gli investimenti ESG (responsabili e misurabili in termini di impatto ambientale, sociale e di governance), hanno conosciuto una crescita significativa, a fronte di un andamento altalenante dei principali benchmark azionari. Dopo il calo registrato nel 2020 con lo scoppio della pandemia, gli indici sono tornati a crescere superando i livelli pre-crisi. Sempre negli ultimi anni, è cresciuto anche il numero di società quotate con uno score ESG, ed è salito il valore dello score stesso. Sul mercato italiano, score più elevato per i settori utilities ed energia.
La leadership europea
Per quanto riguarda il primato europeo, a giugno 2022 l’aggregato globale delle emissioni di obbligazioni ESG è riferibile ai paesi europei per il 50% circa mentre il patrimonio di fondi comuni di investimento ESG europei pesa più dell’80% sul dato globale.
Strumenti finanziari sostenibili
Nel primo semestre 2022, le obbligazioni green costituiscono il 60% del totale emesso, seguite dai bond sostenibili (ossia legati al finanziamento di progetti o attività con impatti positivi sotto il profilo sia ambientale sia sociale e pari al 26% del totale) e dalle emissioni social, pari al 14% del totale). Per quanto riguarda i settori, nei maggiori paesi dell’area euro le emissioni sono riferibili in gran parte alle società finanziarie, seguite da utilities, trasporti e, dal 2020, dagli emittenti pubblici.
I fondi ESG
Per quanto riguarda i fondi ESG, a marzo 2022 si contano quasi 5mila fondi europei, con un patrimonio complessivo prossimo a 2mila 300 miliardi di dollari, in crescita del 40% rispetto al primo trimestre dell’anno precedente. Analoga tendenza si osserva in Italia, dove alla fine del primo trimestre del 2022 il numero di fondi ESG è superiore a 1.900 (1.266 a marzo 2021), mentre il patrimonio promosso si è portato a 431 milioni di euro (295 a marzo 2021).
La survey fra i gestori italiani
Sul mercato italiano, la Consob ha anche effettuato una survey (contenuta in un report sull’approccio dei gestori) dalla quale emerge una crescente consapevolezza dell’importanza e della centralità della sostenibilità.
Questo induce una larga parte degli operatori intervistati ad affermare il perseguimento dell’integrazione dei fattori ESG in tutti i processi decisionali e in tutte le funzioni dell’impresa, non solo di quelli che presidiano le specifiche scelte di investimento. I fattori ESG vengono considerati nelle decisioni di investimento con l’obiettivo di creare valore nel lungo periodo e minimizzare il rischio dell’investimento. Fra i fattori ambientali, i gestori prestano particolare attenzione al tema del cambiamento climatico e ai connessi rischi di transizione, mentre tra quelli sociali prevalgono gli aspetti relativi al benessere dei dipendenti.
Fra le criticità, l’assenza di uno standard di rendicontazione e la mancanza di dati verificati e certificati. Per superarle, i gestori suggeriscono una maggiore standardizzazione dell’informativa e l’adozione di un set di KPI standardizzato e comune a tutti gli emittenti.