La BCE, con le ultime decisioni di politica monetaria del 9 giugno, ha annunciato l’aumento dei tassi di interesse ed il termine del programma di acquisti massicci sui titoli di Stato previsto in pandemia. L’immediata reazione dei mercati: forti perdite sui listini (trascinati al ribasso anche da Wall Street) e nuovi rialzi dello spread, che tocca i 231 punti.
Vediamo con precisione cosa è successo.
BCE: amento tassi di interesse a luglio
«Intendiamo innalzare i tassi di interesse di riferimento della BCE di 25 punti base con la riunione di politica monetaria di luglio», ha spiegato la presidente della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde e, «su un periodo più esteso, ci attendiamo un nuovo aumento dei tassi di riferimento a settembre».
«La calibrazione di questo incremento dei tassi dipenderà dalle prospettive aggiornate per l’inflazione a medio termine». C’è anche un’indicazione di più lungo periodo: «in base alla nostra attuale valutazione, prevediamo che un graduale ma duraturo percorso di ulteriori aumenti dei tassi di interesse sia appropriato».
Il motivo fondamentale è l’inflazione, che la BCE intende mantenere, sul medio-lungo periodo, sotto il 2%. Nel comunicato sulla nuova linea di politica monetaria viene specificato che le proiezioni indicano un tasso di incremento dei prezzi annuo del 6,8% nel 2022, che si ridurrebbe al 3,5% nel 2023 e al 2,1% nel 2024, valori superiori a quelli riportati nell’esercizio di marzo e lievemente al di sopra dell’obiettivo del Consiglio Direttivo.
Stop ad acquisto titoli di Stato e obbligazioni UE
Riduzione dei piani di acquisti di titoli di Stato e obbligazioni delle banche UE che erano stati decisi per fronteggiare la pandemia con l’obiettivo di compensare le tensioni sul debito degli Stati determinate dalla crisi economica. Tecnicamente, dal primo luglio terminano gli acquisti nell’ambito del piano PAA, continuando a reinvestire, integralmente, il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del PAA per un prolungato periodo di tempo successivamente e finché sarà necessario per mantenere condizioni di abbondante liquidità e un orientamento adeguato di politica monetaria. E ridurrà anche gli acquisti PEPP, continuando a reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del programma almeno sino alla fine del 2024, continuando a operare in modo flessibile sul mercato almeno sino alla fine del 2024.
Questa flessibilità viene in particolare annunciata sul debito della Grecia, al fine di scongiurare che un’interruzione degli acquisti nel paese possa compromettere la trasmissione della politica monetaria all’economia greca, in un momento in cui quest’ultima sta recuperando dalle conseguenze della pandemia.
In generale, gli acquisti netti del PEPP potrebbero anche essere ripresi, se necessario, per contrastare gli shock negativi connessi alla pandemia.
Perché sale lo spread e crollano le borse
Per il momento è una reazione a caldo, bisogna vedere se e come proseguirà. In ogni caso, il ritorno a una politica monetaria più rigida e la fine dei riacquisti massicci spingono gli investitori a ripararsi sul titolo più sicuro, il Bund tedesco, vendendo invece i titoli degli stati considerati più deboli.
Si tratta però di movimenti speculativi, perché gli unici rischi che si corrono sui titoli di stato sono quelli di mancato rimborso da parte dei Paesi che li emettono, e di conseguenza non sembra che i fondamentali dell’economia italiana o di altri paesi europei rappresentino un reale rischio. La BCE ha annunciato che interverrà per frenare eccessive frammentazioni dei titoli di Stato dei paesi dell’Eurozona, bisogna vedere se e come questo contribuirà a raffreddare le tensioni.
Sui mercati azionari pesano invece una somma di variabili, per lo più riconducibili alle svariate tensioni e incertezze legate all’impatto economica del post Covid e della guerra in Ucraina.