Banche, assicurazioni e intermediari finanziari britannici potranno continuare a lavorare in Italia anche dopo un’eventuale Brexit senza accordo, per 18 mesi (che per alcune tipologie di attività finanziarie scendono a sei): lo prevede il decreto legge che di fatto istituisce una disciplina transitoria da applicare quando la Gran Bretagna uscirà dall’UE (anche nel caso di no deal). Le norme fissate dal decreto sono complesse e le regole cambiano per tipologia di impresa e attività (investimenti, contratti, conti correnti e depositi e via dicendo).
Le banche inglesi che operano sul territorio italiano continuano a svolgere la loro attività per tutto il periodo transitorio (che inizia il giorno della Brexit, e dura fino al termine del diciottesimo mese successivo), previa notifica alla Banca d’Italia.
Per quanto riguarda le attività di raccolta del risparmio (i conti correnti), il periodo transitorio consente di proseguire l’attività limitatamente ai contratti instaurati precedentemente alla data della Brexit, non di stipularne di nuovi. Per essere chiari, nei 18 mesi di transizione, non si potranno aprire conti presso banche inglesi operanti in Italia. Almeno fino a quando non avranno terminato gli adempimenti previsti di richiesta di attività finanziaria sul territorio italiano per paesi non europei. La domanda in questione va presentata entro sei mesi dalla Brexit.
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Ci sono determinate prestazioni che invece, par di capire, non potranno più essere effettuate a partire dalla data della Brexit, come i servizi di investimento presso il pubblico risparmio. In questi casi, gli istituti finanziari devono avvertire i clienti e avviare le pratiche di chiusura dei rapporti, concludendo questa operazione entro sei mesi dalla Brexit.
Per quanto riguarda, viceversa, le banche e gli intermediari italiani che operano anche in Gran Bretagna, possono a loro volta continuare a lavorare Oltremanica per il periodo transitorio, previa notifica alle autorità competenti. Nel frattempo, devono avviare le pratiche per poter restare nel Regno Unito, almeno un anno prima della fine del periodo transitorio (in sostanza, avranno quindi sei mesi di tempo).
Ci sono regole specifiche per le compagnie di assicurazione e riassicurazione, fondi pensione, trattamenti fiscali, garanzie dello Stato, partecipazione italiana all’aumento di capitale della Banca Europea degli Investimenti, principi contabili.
Nel caso in cui tutto si risolvesse entro il 29 marzo (la data originaria della Brexit), il periodo transitorio terminerebbe a settembre 2019, mentre con un rinvio di due mesi (al 22 maggio), si arriverebbe a dicembre 2020.
Le regole del decreto, inoltre, si applicano nel caso in cui il “divorzio” degli inglesi dall’Europa avvenga senza accordo (il provvedimento in pratica stabilisce delle regole di soft Brexit interne).