In questi giorni – giustamente o meno, non ci è dato saperlo – è tutto un gran parlare di WiMAX, la connessione wireless ad ampio spettro che dovrebbe rivoluzionare il nostro modo di rapportarci alla Rete. E uso condizionale e corsivo non a caso, visto che in ambito informatico il termine “rivoluzione” viene spesso usato (e abusato) a sproposito.
Intanto la lotta per aggiudicarsi un posto al sole nel mercato delle licenze comincia a farsi serrata, e proprio ieri abbiamo avuto l’ultimo episodio di una serie che si preannuncia lunga: il rinvio della discussione davanti al Tar del Lazio, ora prevista per il prossimo 22 Novembre.
Forse però, per chi come noi ha più a che fare con gli ambiti imprenditoriali, la domanda dovrebbe essere a monte: ma alle aziende il WiMAX serve?
Pare che la risposta data dagli imprenditori sia “sì”, almeno a leggere i risultati (parziali) del sondaggio lanciato la scorsa settimana da PMI.it (lo trovate in basso a destra nella home-page, o direttamente nella pagina dei sondaggi).
Ad oggi, infatti, per circa il 64% dei votanti il WiMAX “può risolvere i problemi di connettività “ e quindi – in qualche modo – essere d’aiuto per la produttività aziendale. Praticamente due persone su tre, in un bacino di utenze strettamente legato all’impresa.
Ma alla prova dei fatti, qual è il vero vantaggio per l’impresa? Cosa pensano di ottenere gli imprenditori con l’introduzione di questa nuova forma di connettività ?
Ricordiamoci che stiamo parlando di piccole e medie imprese, con determinati bisogni in termini di connettività , velocità e affidabilità . Il WiMAX sembra infatti essere stato inventato più che altro come una sorta di “wireless municipale”, in grado di coprire intere città con un limitato numero di celle.
Che vantaggio in termini di produttività può avere una maggiore velocità di trasferimento dati, superata una certa soglia? Che utilità può avere l’introduzione di un innovativo sistema di connessione, quando la galassia Italia soffre ancora di un mercato dell’ADSL “tradizionale” dai prezzi proibitivi rispetto al resto d’Europa?
È una domanda che giro a voi lettori. Sono curioso di sentire la vostra.