Società quotate in Borsa, comprese le Pmi: nuove regole per le liste di minoranza in materia di parità di genere (quote rosa) e divieto di assumere cariche analoghe in società concorrenti (crossdirectorship ). Le modifiche sono state deliberate dal Comitato per la Corporate Governance di Assogestioni, e prevedono nuovi criteri di selezione dei candidati di minoranza degli organi societari delle aziende quotate in Borsa.
Quote rosa
Innanzitutto le cosiddette quote rosa: le liste di minoranza devono essere composte rispettando i principi di parità di genere previsti per legge, secondo i quali al genere meno rappresentato deve essere riservato almeno un terzo dei candidati. In parole semplici, un terzo dei candidati deve essere donna, ma attenzione: questo vale solo per le liste che presentino più di due candidati. Si tratta di un punto importante, che negli ultimi mesi è stato fra i più dibattuti fra gli addetti ai lavori.
Come è noto, l’estate scorsa il Parlamento ha introdotto le quote rosa in CdA (legge 120/2011), con un meccanismo progressivo che deve assicurare entro il 2015 la presenza di almeno un terzo di donne in cda. Il primo step scatta in questo 2012, anno in cui il numero di presenze femminili nei consigli di amministrazione delle società quotate in borsa deve arrivare almeno a un quinto.
Dopo la legge, sono arrivati i regolamenti attuativi della Consob, con una delibera dello scorso 8 febbraio 2012, che fra l’altro prevede appunto le precisazioni relative alla formazione delle liste: gli statuti delle società devono disciplinare la formazione delle liste in base ai nuovi criteri di parità fra i generi. È la debilbera della Consob a prevedere che questo però non valga per le liste sotto i tre candidati.
E ora alla delibera della Consob si aggiunge quella di Assogestioni che riguarda nel dettaglio la formazione delle liste di minoranza. Il fatto di non imporre la quota alle liste sotto i tre candidati, e in particolare a quelle di minoranza (che più frequentemente prevedono un numero limitato di candidati), è stato ampimente dibattuto anche in sede di consultazione lanciata dalla Consob.
È interessante notare come ci siano state posizioni diverse. Assogestioni si è subito dichiarata d’accordo, mentre ad esempio l’Abi ha posto un problema relativo al fatto che ci sono società, ad esempio le cooperative, che hanno un azionariato molto frazionato e nelle quali è quindi tecnicamente possibile che tutte le liste possano usufruire dell’esenzione proposta. E Assonime ha espresso addirittura parere contrario, argomentando che il meccanismo rischia di trasformare la finalità della legge (assicurare un terzo delle donne in CdA) in una regola di formazione delle liste.
Comunque, alla fine la Consob ha approvato la delibera. Anche qui è importante una precisazione: la delibera non impone criteri rigidi agli statuti delle diverse società, semplicemente li esonera dall’obbligo di prevede le quote per le liste sotto i tre candidati. E lo stesso vale per la delibera di Assogestioni.
Società quotate
Ma quante sono al momento le società quotate che già rispettano le quote rosa e quale sarà nella pratica l’impatto della legge quest’anno e nei prossimi anni? Secondo l’ultimo Rapporto di Assonime, ci sono 27 società quotate a Piazza Affari già in linea con la quota “di genere” di un quinto prevista per il 2012 e altre sei società che invece hanno già un terzo di donne nel board. La legge di fatto nei rinnovi dei prossimi tre anni provocherà un turn over forzato dei consiglieri uomini del 32%. In termini assoluti, il numero minimo di donne da inserire nei CdA sarà pari a 469 al primo rinnovo, a cui bisogna aggiungerne 351 al secondo rinnovo.
Quanto ai collegi dei sindaci, ci sono 48 società in linea con la quota “di genere” di un quinto. A parità di dimensione del collegio, il numero di donne da inserire sarà pari a 254 al primo rinnovo più 15 al secondo, con un turnover forzato dei sindaci maschi del 37% in 3 anni.
Cross directorship
Tornando alle novità previste dalla delibera di Assogestioni, c’è anche il nuovo criterio di cross directorship: «non potranno essere selezionati come candidati i componenti di organi di amministrazione o controllo e i funzionari di vertice delle società o dei gruppi di società quotate concorrenti». Si tratta di una decisione che estende a tutte le società una norma che il decreto Salva Italia di fine anno prevede solo per banche, assicurazioni e società finanziarie. Non solo: l’incompatibilità non è superabile prima che sia decorso un anno dalla cessione degli incarichi eventualmente in conflitto.
Per il resto, la delibera conferma che i candidati debbano essere scalti fra «professionisti di indiscussa reputazione e in possesso di specifici requisiti di onorabilità e indipendenza, secondo quanto definito dai criteri contenuti nel Codice di autodisciplina delle società quotate. Ci sono anche stringenti regole in materia di incompatibilità e limiti al cumulo degli incarichi.
Infine, la scelta dei candidati da parte del Comitato per la Corporate Governance di Assogestioni sarà effettuata grazie all’assistenza di una società di executive search indipendente, che avrà il compito di verificare il rispetto dei requisiti e la loro permanenza, oltre che di selezionare autonomamente la rosa di candidati da sottoporre alla decisione finale del Comitato per la Corporate Governance.