Le società quotate sullo Star di Borsa Italiana possono dirsi soddisfatte dei dati che presentano ai potenziali investitori: queste PMI quotate registrano risultati migliori delle colleghe sul listino principale. E’ la fotografia dell’ultimo decennio, caratterizzato tra l’altro da una delle crisi economiche peggiori che la storia di ricordi. In 15 anni l’indice Star ha triplicato il valore, Ftse All Share ha perso il 20%.
Un buon risultato, dunque, per un segmento di mercato che rappresenta una peculiarità dell’industria italiana. Nato nel 2002, si rivolge a un panel selezionato di imprese: capitalizzazione fra 40 milioni e 1 miliardo di euro, alta trasparenza, vocazione comunicativa e liquidità (35% minimo di flottante), Corporate Governance allineata agli standard internazionali.
Le società dello Star non hanno solo registrato migliori performance di mercato rispetto alle quotate sugli altri listini, hanno battuto anche il PIL: il prodotto interno lordo dell’Italia non è ancora tornato ai livelli di dieci anni fa, mentre i ricavi delle società Star sono sopra del 40%.
Interessante il confronto con le smallcap internazionali: il settore va bene in tutto il mondo, con performance in rialzo oltre che migliori di quelle dei segmenti all share. L’indice Stoxx Small 200, che rappresenta l’andamento in Europa, è balzato del 150% negli ultimi 15 anni, il Russell 2000, che invece raggruppa le small capo statunitensi, ha raddoppiato.
Il risultato dello Star è comunque superiore, +130% il differenziale con lo Stoxx. E qui c’è un’altra considerazione: il ruolo del PIR è stato determinante per il sorpasso degli indici internazionali, avvenuto dal 2017.
Resta però il fatto che il mercato, che raccoglie 71 imprese, è ancora modesto in termini di scambi: 21,6 miliardi nel 2017, +80% rispetto al 2016 ma comunque limitati rispetto ai 606 miliardi del totale di Piazza Affari. Le imprese quotate sul listino delle midcap eccellenti rappresentano il 24% del PIL nazionale.