Il 2024 sarà un anno negativo sul fronte insolvenze imprese, con la stabilizzazione prevista nel 2025 che non riguarderà l’Italia, dove si stima un ulteriore incremento di aziende non in grado di far fronte ai debiti.
Sono dati del Rapporto sulle insolvenze globali di Allianz Trade con le previsioni relative al 2024 e 2025.
Imprese insolventi: le tendenze generali
La curva a livello internazionale ha iniziato a salire nel 2022 (+1%) e si è impennata nel 2023 (+7%).
Quest’anno il trend resta negativo (+9%) ma dal 2025 dovrebbe stabilizzarsi anche se non diminuirà la difficoltà di pagare i debiti, quindi il tasso di insolvenza resterà elevato seppur non più in fase rialzista.
Il panorama internazionale
Nel 2023 l’aumento delle insolvenze aziendali è stato a due cifre nella maggior parte dei Paesi analizzati, a partire da Stati Uniti (+40%), Eurozona (+14%), Paesi Bassi (+52%), Francia (+35%) e Germania (+23%). Fra le eccezioni, la Cina (-14%), mercati emergenti come il Sudafrica (-13%) e l’India (- 8%).
Nel 2024 la previsione è di un ulteriore incremento, soprattutto negli Stati Uniti (+28%), in Spagna (+28%) e nei Paesi Bassi (+31%).
Nel 2025 la curva resterà piatta a livello globale, ma su livelli elevati. Allianz Trade stima +12% negli Stati Uniti, +8% in Francia e +6% in Germania rispetto al 2019. In altri termini, questi paesi resteranno sopra i livelli pre-Covid.
In Italia insolvenze in crescita fino al 2025
Rispetto a questo andamento globale, l’Italia non è fra i peggiori ma comunque anche nel 2025 vedrà aumentare il numero di aziende non in grado di far fronte al riassorbimento dei debiti.
Il 2023 è stato un annus horribilis, iniziato con il +4% del primo trimestre e concluso con un balzo del 31% nell’ultimo trimestre. Il trend è relativamente trasversale a tutti i settori, con un contributo significativo di commercio (23%), commercio manifatturiero (17%), edilizia (16%) e ospitalità (10%).
Allianz Trade si aspetta che le insolvenze delle imprese continuino a crescere anche nel 2024 e nel 2025, in considerazione della prolungata debolezza dell’economia e del livello dei tassi di interesse ancora elevati. Pur a fronte dell’impatto positivo del nuovo processo di risoluzione negoziata, non si prevede ancora il ritorno ai livelli pre Covid.
Fra i fattori frenanti, il costo del denaro (ancora alto malgrado l’inizio di una fase al ribasso dei tassi) e le difficoltà di finanziamento. L’Italia, insieme a Regno Unito, Francia e Germania, vede una crescita delle imprese fragili in questo senso.
I settori più a rischio sono quelli legati a produzione e vendita di beni non essenziali, alberghi, ristoranti, turismo e altre attività del tempo libero, e quelli ad alta intensità di lavoro (edilizia, trasporti su strada, alberghi, ristoranti, assistenza sanitaria, servizi specifici alle imprese).
Pesano anche la decelerazione della domanda a livello mondiale e l’incertezza geopolitica (determinata anche dal fatto che si vota in paesi che rappresentano il 60% del PIL mondiale, con impatto sul livello di rischio delle operazioni commerciali, visto che cresce il numero di imprese preoccupate per ritardi o mancati pagamenti).
I 5 fattori ma monitorare
Allianz Trade ha individuato cinque dinamiche da verificare nei prossimi anni:
- Stretta di redditività. In diversi Paesi è improbabile che il livello di attività raggiunga il minimo per stabilizzare le insolvenze. Secondo Allianz Trade, il PIL dell’Eurozona dovrebbe crescere mediamente di ulteriori 0,7 punti nel biennio 2024-2025 per stabilizzare le insolvenze.
- Rischio mancati pagamenti. Il perdurare dell’incretezza geopolitica aggiungerà un livello di complessità e di rischio alle operazioni commerciali. Inoltre, anche gli obblighi normativi stanno aumentando e questo potrebbe costringere le imprese a compiere ulteriori e costosi sforzi in tema di conformità.
- Condizioni di credito restrittive. Le imprese sono penalizzati dagli alti costi di finanziamento, con la difficoltà di assorbire i costi d’indebitamento e mitigare la pressione sulla redditività.
- Imprese a prova di resilienza. La limitata disponibilità di credito metterà a rischio settori e imprese più esposte, in Italia il 9%.
- Settori più esposti. I settori e le imprese più esposti sono quelli che si affidano alla spesa discrezionale (produzione e vendita al dettaglio di beni non essenziali, alberghi, ristoranti, turismo e altre attività del tempo libero) e quelli ad alta intensità di lavoro (edilizia, trasporti su strada, alberghi, ristoranti, assistenza sanitaria, servizi specifici alle imprese). Oltre 2.000 imprese falliranno in Italia.
La vera e propria inversione di tendenza si avrà solo a fronte di una sostenuta ripresa economica. Secondo Allianz Trade, il PIL dell’Eurozona e degli Stati Uniti dovrebbe crescere mediamente di ulteriori 0,7 punti nel biennio 2024-2025 per stabilizzare il numero di insolvenze.