Tecnologie per l’efficientamento energetico, campagne di sensibilizzazione, sistemi di monitoraggio e audit energetico, e soprattutto progetti per ulteriori iniziative: così le imprese stanno affrontando la transizione green sul fronte dell’energia, dopo un anno in cui hanno visto, in media, un calo dell’utile di 300mila euro.
Il dato emerge da una ricerca promossa da illimity, realizzata da Deloitte (“Finanza e caro energia: misure per sostenere le PMI colpite dall’aumento dei costi energetici“) e presentata nel corso della seconda edizione di Believe, il format ideato da illimity per promuovere il dialogo tra banca, finanza e impresa.
«La transizione energetica è una sfida da oltre 100 miliardi», ha sottolineato Elena Maspoli, Head of Special Situations Energy illimity. E, come ha aggiunto Corrado Passera, il Ceo e founder della banca digitale dedicata alle PMI, «deve essere affrontata con decisione e visione di lungo periodo poiché è cruciale non solo per il futuro delle imprese, ma anche per quello del Paese e di tutti noi».
Imprese ed efficienza energetica: stato dell’arte
Partiamo dai dati: lo shock energetico è stato significativo per oltre metà delle imprese (quasi il 68%) e a fronte dei rincari energetici, più del 50% ha avuto un impatto sulla marginalità superiore al 10%.
Per affrontare il nuovo scenario emergenziale, il 46% delle imprese ha adottato politiche di rimodulazione degli orari (per risparmiare sulle diverse tariffe) o ha trasferito i maggiori costi sulla clientela.
Sul fronte degli interventi in ambito energetico attuati, il 35,7% ha introdotto tecnologie e procedure volte a migliorare l’efficienza, il 29,5% ha avviato campagne di sensibilizzazione e il 26,8% ha attivato sistemi di monitoraggio e audit energetico.
C’è però ancora un 50% di PMI che non adotta, o adotta in maniera residuale, politiche di efficientamento energetico.
Le sfide future
Guardando al futuro, il 58% delle imprese dichiara di avere allo studio nuove azioni volte ad efficientare maggiormente il consumo energetico. In particolare, circa il 33% pensa a un maggior utilizzo di energie green e alla definizione di nuove policy aziendali, mentre il 21,5% ritiene potrebbero essere efficaci misure di riqualificazione e conversione degli edifici.
L’86,4% delle PMI intervistate non dispone di impianti di produzione di energia rinnovabile e, con riferimento alle Comunità energetiche, il 95% dichiara di non avervi aderito e il 61% non prevede di farlo in futuro. Infine, secondo quanto emerso dal panel, oltre il 50% delle imprese non discute assiduamente di tematiche ESG.
La Finanza per la transizione energetica
Gli strumenti finanziari per sostenere le imprese negli investimenti in transizione energetica non mancano.
Bernardo Attolico, Chief Business Officer di SACE, ha ricordato che la società controllata dal Ministero dell’Economia ha raccolto anche semplificando l’accesso delle PMI a garanzie su finanziamenti volti a progetti di rilancio e crescita”.
Secondo Constantin Terzago, managing director di Mutares, sottolinea «l’Italia offre grandi opportunità anche per investitori internazionali che possono contribuire alla crescita delle infrastrutture a livello globale» e questa è un’occasione «di rilanciare le aziende storiche nel settore energetico».
Paolo Moretti, Head of Turnaround illimity ha sottolineato il ruolo fondamentale del sistema bancario nell’allocazione del capitale per «incanalare risorse verso progetti e imprese che contribuiscano maggiormente alla transizione energetica. Inoltre, nel caso specifico di situazioni di turnaround, la fase di rilancio di un’azienda può essere un’occasione per perseguire scelte strategiche che vadano in questa direzione, creando al contempo un vantaggio competitivo».
Agrivoltaico e fotovoltaico in Italia
Fra i settori per lo sviluppo di energie sostenibili su cui l’Italia sta puntando ci sono l’Agrivoltaico e il Fotovoltaico industriale.
Interessanti in questo senso i dati forniti da Andrea Mignanelli, amministratore delegato Cerved: «in Italia ci sono 110mila edifici industriali con tetti idonei ad ospitare impianti fotovoltaici per autoconsumo, per una superficie disponibile di circa 300 kmq. Questa superficie consentirebbe di edificare impianti su tetto per una potenza pari a 30 GW, raddoppiando la potenza di fotovoltaico attualmente installata (25 GW), e sbloccando investimenti pari a 30-36 miliardi di euro. In questo modo, l’Italia potrebbe avvicinarsi significativamente agli obiettivi del Fit For 55, che richiedono l’installazione di nuova capacità rinnovabile elettrica per 75GW al 2030.
Molte aziende potrebbero produrre energia dal fotovoltaico, ma non hanno idea del loro potenziale di produzione.
“Allo stesso tempo, anche le banche vorrebbero intercettare questi casi e sostenerli in maniera mirata”, ha spiegato Mignanelli.
“Cerved ha stilato una mappa delle aziende che potrebbero accedere a finanziamenti ad hoc, offrendo un contributo concreto a supporto della transizione energetica che per essere implementata su vasta scala deve coinvolgere sistema produttivo, innovazione tecnologica, politica e mondo finanziario”.