I ddati aggiornati della ricerca dell’Osservatorio Fintech & Insurtech promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano evidenziano come oggi si contino in Italia 630 startup e scaleup, di cui 27 costituite da gennaio a oggi.
Un ecosistema Fintech & Insurtech in continua crescita, tanto che le startup e scaleup hanno raccolto oltre 900 milioni di euro di funding nel corso del 2022, raggiungendo complessivamente 3,7 miliardi di euro dal 2009 ad oggi nonostante lo scenario geopolitico ed economico caratterizzato da non poche criticità.
Lato Insurtech, in particolare, sono 120 le startup attive nel 2022 con una raccolta pari a 420 milioni di euro a partire dal 2009 e 53 milioni nel solo 2022.
Focalizzando l’attenzione sui ricavi, quelli mediani per startup e scaleup previsti a fine 2022 sono praticamente il doppio rispetto a quelli del 2021, sebbene ancora non si generino stabilmente EBITDA e flussi di cassa positivi. Solo il 44% delle realtà, in particolare, è in grado di guardare verso i mercati esteri.
Secondo il report, la proposta delle startup e scaleup italiane si rivolge soprattutto alle PMI (71%) e in misura minore ai consumatori (39%). I principali abilitatori dell’innovazione finanziaria sono oggi i modelli As-a-Service che sono adottati dal 75% delle startup/scaleup italiane, tra i quali spicca il Banking-as-a-Service (BaaS).
Il 2022 può essere definito come l’anno dei modelli As-a-Service e in particolare del Banking-as-a-Service – spiega Laura Grassi, Direttrice dell’Osservatorio Fintech & Insurtech -.
Grazie al BaaS, le digital company che non hanno una licenza bancaria possono offrire ai propri clienti servizi finanziari digitali, come conti correnti online, soluzioni di pagamento, carte di credito, prestiti, assicurazioni e investimenti. Per il prossimo futuro ci attendiamo ulteriori sviluppi in cui attori non finanziari abiliteranno velocemente e senza legacy la loro base clienti a prodotti o servizi finanziari”.
Sono proprio i modelli di Business As-a-Service a condurre probabilmente a un’ulteriore riduzione del numero delle filiali bancarie sul territorio, un evento che tuttavia non causerebbe una reazione eccessivamente negativa da parte dei consumatori: di fronte alla chiusura della filiale di riferimento, infatti, solo il 21% cambierebbe banca mentre il 24% sarebbe disposto a restare nella stessa, cambiando filiale o modalità di interazione. Il 35% dei consumatori, invece, si sposterebbe volentieri su strumenti digitali (App o Pc).
Tra i clienti delle banche, infatti, cresce la predisposizione a usare i canali digitali, basti pensare che nel primo semestre del 2022 gli operatori bancari italiani hanno registrato una crescita del 6% di clienti che usano i canali digitali (home e mobile banking).
Anche nel corso del 2022 è continuata la crescita dell’educazione digitale degli italiani in ambito finanziario – evidenzia Filippo Renga, Direttore dell’Osservatorio Fintech & Insurtech -. In generale, aumenta la predisposizione ad usare i canali digitali, soprattutto tra i giovani che, da un lato sono più abituati a fruire di servizi in digitale, dall’altro hanno verosimilmente necessità meno sofisticate e compatibili in pieno con la proposta attuale delle banche digitali.