Secondo il V Rapporto sull’imprenditoria femminile, realizzato da Unioncamere in collaborazione con il Centro studi Tagliacarne e Si.Camera, le imprese guidate da donne in Italia sono 345mila e rappresentano il 22% del totale.
Tra l’altro, le imprese femminili sembrano conoscere bene i benefici che derivano dagli investimenti nel digitale e nel green, mostrando un potenziale innovativo in continua crescita.
Nell’era post-Covid, un buon 14% in più di aziende guidate da donne ha iniziato a investire nel digitale e un 12% nella transizione green, focalizzando sulle linee guida europee espresse nel PNRR nazionale, come ha sottolineato il presidente di Unioncamere, Andrea Prete.
Di fronte alle grandi sfide poste dal PNRR al sistema produttivo nazionale, le donne italiane a capo di una impresa stanno rispondendo positivamente, accelerando sul fronte degli investimenti digitali e in tecnologie più rispettose dell’ambiente.
La metà delle imprese femminili, tuttavia, non ha proseguito con gli investimenti o esclude di volerli avviare nel prossimo futuro, anche a causa di una minore capacità di sopravvivenza emersa analizzando il report: a tre anni dalla nascita, infatti, restano ancora aperte il 79,3% delle attività guidate da donne, contro l’83,9% di quelle a guida maschile. Dopo cinque anni, la quota delle imprese femminili ancora attive è del 68,1%, contro il 74,3% delle altre.
Rispetto al 2021, il numero delle imprese femminili nel corso del 2022 è cresciuto di 1.727 unità (+0,1%), specialmente nell’industria (+0,3%) e nei servizi (+0,4%) ma anche nel Mezzogiorno rispetto al resto dell’Italia (+0,6%), così come tra le imprese straniere (+2,6%).