E’ ancora un mercato di dimensioni contenute quello dei minibond emessi dalle PMI, ma si registra una forte ripresa con interessanti trend emergenti, come le emissioni in chiave green ed una maggior partecipazione delle imprese fino a 10 milioni di fatturato. Sono alcune delle evidenze del rapporto dell’Osservatorio Minibond della School of Management del Politecnico di Milano, in base al quale nel 2021 la raccolta è stata pari a 1 miliardo e 67 milioni di euro, con 219 emissioni, rispetto ai poco più di 900 milioni da 191 emissioni del 2020.
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Un’ulteriore spinta è arrivata dalla misura del Fondo Patrimonio PMI di Invitalia, che fra il 2020 e il 2021 ha coinvolto 154 imprese, per un controvalore complessivo di 264,5 milioni di euro: emissioni non considerate nei numeri del Report a causa della standardizzazione di questi minibond, ma a tutti gli effetti titoli di debito che hanno consentito di raccogliere risorse e acquisire nuove competenze sul mercato mobiliare per le PMI.
Il mercato italiano dei minibond
Dal 2012 al 2021 sono state effettuate 1220 emissioni, per un valore intorno agli 8 miliardi di euro. Il 2021 ha contribuito con 1,067 miliardi di euro da 219 emissioni (contro le 191 del 2020), il 43% delle quali di importo inferiore ai 2 milioni di euro. Il valore medio tendenziale dei collocamenti nel secondo semestre 2021 è pari a 4,75 milioni di euro.
Le imprese che hanno emesso minibond nel periodo considerato, ovvero dal 2021, sono 832, di cui 520 PMI, pari al 62,5%. Nel 2021 le emittenti sono state 200 (di cui ben 163 si sono affacciate sul mercato per la prima volta), in aumento rispetto alle 173 del 2020: si tratta per il 52% di SpA, il 45% di Srl (tipologia in forte aumento) e il 3% di società cooperative.
Per quanto riguarda il settore di attività, il comparto manifatturiero è in testa (41,5% del campione 2021), seguito dal commercio (14%), mentre dal punto di vista geografico la Lombardia riconquista il primato per numero di emittenti (45), ceduto lo scorso anno alla Campania che ora torna seconda (39); terza l’Emilia Romagna (27).
I trend del mercato
I minibond green, emessi per finanziare progetti con impatto positivo sull’ambiente, a cui è dedicato uno specifico approfondimento. Erano praticamente inesistenti fino al 2018, l’anno scorso ne sono stati collocati 14, per un controvalore di 77,85 milioni di euro. «Siamo convinti che ci sarà una crescita importante per i minibond green, in sinergia con gli investimenti europei dedicati al raggiungimento degli obiettivi dell’Accordo di Parigi sul cambiamento climatico – commenta Giancarlo Giudici, direttore dell’Osservatorio: la crescente attenzione verso le tematiche ESG potrà stimolare le PMI a raccogliere capitale attraverso minibond per finanziare progetti orientati alla sostenibilità».
Altri dati in crescita
- Emittenti che presentavano un fatturato di conto economico fino a 10 milioni di euro e c’è stato un recupero per le imprese con ricavi fra i 100 e i 500 milioni di euro.
- Basket bond, cioè progetti di sistema volti ad aggregare le emittenti per area geografica o per filiera produttiva, anche attraverso operazioni di cartolarizzazione: 11 iniziative che hanno catalizzato oltre 1,2 miliardi di euro di risorse.
Anche la raccolta di nuovi fondi di private debt condotta negli ultimi mesi sarà un catalizzatore per una ulteriore crescita del mercato. Tuttavia, le tensioni geopolitiche delle ultime settimane, accompagnate da fattori contingenti che impattano in maniera negativa sulle imprese, come l’impennata dei costi di energia e materie prime, non consentono di fare previsioni affidabili sul 2022.
Minibond e crescita aziendale
Si conferma come non vi sia un rapporto causa-effetto fra emissione del minibond e crescita successiva del volume d’affari, ma per un buon numero di PMI il minibond rappresenta una tappa in un più ampio percorso di crescita predefinito, per altre è un’opportunità da sperimentare per acquisire competenze nuove rispetto al mercato del capitale e ottenere una sorta di ‘legittimazione’.
Focus sulla crescita degli occupati dopo l’emissione: i dati mostrano che le emittenti nel triennio 2016-2018 hanno generato quasi 8mila nuovi posti di lavoro, con un incremento del 19,3% rispetto all’organico al momento dell’emissione.
Le caratteristiche delle emissioni
Solo una piccola parte dei titoli è stata quotata su un mercato borsistico; nel 2021 tale percentuale è stabile al 15% (il 12% su ExtraMOT PRO 3 e il 3% su un listino estero). Per quanto riguarda la scadenza, la distribuzione continua a essere molto variegata, con una serie di titoli short term con maturity a pochi mesi ed emissioni a più lunga scadenza. Il valore medio del 2021 è 5,63 anni (in diminuzione rispetto al 2020).
La cedola nella maggioranza dei casi è fissa ma in 39 emissioni del 2021 è indicizzata. Cresce leggermente la remunerazione (la media è 3,65% rispetto a 3,61% del 2020) anche grazie a numerose emissioni che prevedono garanzie pubbliche rilasciate dal Fondo di Garanzia nazionale, da SACE, dalle finanziarie regionali o privatamente dalle emittenti stesse: i titoli senza garanzie sono ormai una minoranza.
Nel 2022 sono in scadenza minibond sotto i 50 milioni di euro per 404 milioni.
Infine, il rating, che è rimasto minoritario nel 2021, pur registrando una crescita (il 34% delle emissioni l’ha ottenuto, in gran parte undisclosed). La presenza di opzioni call e put rispetto al rimborso del capitale è frequente nei minibond: nel 2021 sono aumentati quelli che presentano l’opzione call di rimborso anticipato a discrezione dell’emittente.