Con le ultime operazioni TLTRO della BCE, alle banche italiane sono andati 94 miliardi di euro, ma il credito alle imprese ha registrato una contrazione di 13,2 miliardi di euro: i calcoli sono della CGIA di Mestre, che si augura risultati migliori dall’operazione di QE (Quantitative Easing) con cui l’istituto centrale europeo si è impegnato ad acquistare titoli pubblici e privati per 60 miliardi di euro al mese.
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I dati si riferiscono alle tre operazioni TLTRO (rifinanziamenti BCE alle banche finalizzati a incrementare i prestiti all’economia reale, imprese in primis, per risolvere il problema dell’accesso al credito) di settembre 2014, dicembre 2014 e marzo 2015 (è esclusa, quindi, l’operazione di giugno 2015). Ma, come spiega Giuseppe Bortolussi:
«nonostante le iniezioni di liquidità messe sul mercato dalla BCE i soldi arrivano alle famiglie con il contagocce, mentre il rubinetto del credito alle imprese continua a rimanere chiuso».
I dati indicano che nonostante le immissioni di liquidità nel sistema, i finanziamenti bancari in Italia, da agosto 2014, sono diminuiti di 9,8 miliardi di euro (-13,2 mld alle imprese e +3,4 mld alle famiglie). Con il QE avviato a marzo 201, la BCE dovrebbe erogare fino a settembre più di mille miliardi di euro, di cui circa 150 in Italia.
«L’obiettivo è ridare liquidità al nostro sistema economico che negli ultimi tre anni ha subito una contrazione nell’erogazione del credito del 9,2% che, in valore assoluto, corrisponde a una riduzione dei prestiti pari a quasi 91 miliardi di euro. Si pensi che nell’ultimo anno lo stock degli impieghi è diminuito di ben 24 miliardi di euro».
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Il problema, spiega il segretario della CGIA di Mestre, è che negli ultimi anni, complice la crisi e i conseguenti rischi legati all’aumento delle sofferenze bancarie, gli istituti di credito hanno privilegiato gli investimenti in titoli di stato: fra ottobre 2011 e marzo 2015 «la quantità di titoli di stato italiani detenuti dalle banche residenti nel nostro paese è pressoché raddoppiata». Tre anni e mezzo fa gli asset governativi in possesso degli istituto di credito ammontavano a 208,6 miliardi di euro, mentre nell’ultima rilevazione hanno toccato i 415,5 miliardi di euro.
Anche queste operazioni, comunque, hanno un risvolto positivo: «a seguito di questi copiosi investimenti nei titoli di Stato ci siamo riappropriati del nostro debito pubblico, che nel 2011 era per il 44% nelle mani degli investitori stranieri», quota ora scesa al 34%.