Botta e risposta fra governo e agenzia di rating S&P, che oltre a declassare l’Italia (giudizio sul debito sovrano da A+ ad A) minaccia un nuovo downgrade considerate le scarse potenzialità di crescita per l’economia del Paese, alla luce dell’inefficacia politica italiana: oltre a respingere le accuse, l’Esecutivo sembrerebbe pronto a lanciare un piano decennale per la crescita, da avviarsi in tempi brevi. Almeno secondo indiscrezioni emerse a margine del vertice odierno tra governo, ABI e Confindustria.
Proprio la crescita è stata al centro del tavolo, al termine del quale le agenzie hanno riportato l’intenzione dell’Esecutivo di lanciare il piano per la crescita già nelle prossime settimane, con un decreto da approvare a inizio ottobre.
Si tratterebbe di un piano per dare impulso a infrastrutture, lavoro e imprese.
Similmente a quanto dichiarato subito prima di presentare la bozza della manovra finanziaria di luglio, dunque, le linee guida sarebbero 4: lavoro, imprese, credito e Stato.
Secondo le agenzie, Ignazio Visco della Banca d’Italia sarebbe incaricato di scrivere il Piano: «il momento è assolutamente complesso – dice il ministro, ma proprio per questo dobbiamo dare l’idea di cosa fa questo Paese nei prossimi 10 anni, per almeno tre legislature».
Nel giro di 10 giorni potrebbe arrivare un primo DL sulle infrastrutture, prevedendo misure a costo zero.
I condizionali sono d’obbligo perchè, al termine del vertice, il portavoce del ministro Tremonti ha smentito le frasi attribuitegli dagli organi di stampa. Non si è chiaro, tuttavia, a cosa si riferisse la smentita (probabilmente, a un botta e riposta a distanza con l’Ad della Fiat, Sergio Marchionne, che ha commentato oggi la scelta di Standard and Poor’s sottolineando che «non è più tempo per impegni nebulosi, imprecisi e non dettagliati» a aggiungendo che l’Italia deve impegnarsi sul bilancio per «convincere il resto del mondo della sua serietà»).
A pungolare il Governo è intervenuta, nuovamente, anche la numero uno di Confindustria, Emma Marcegaglia, per ripetere che c’è bisogno di misure che sostengano la competitività e la crescita.
Intanto, all’Esecutivo che ha rispedito al mittente le critiche di S&P (accusata di essersi lasciata condizionare dai media), l’agenzia di rating ha replicato con nuove pesanti “minacce”: nella conference seguita alla diffusione del report l’analista dell’agenzia, Moritz Kraemer, ha aggiunto che se l’Italia non riuscirà a spingere sulla crescita, nei prossimi 12-18 mesi non si può escludere una nuova revisione al ribasso.
Inoltre, Standard & Poor’s ha sottolineato che le proprie valutazioni sono basate “su analisi dettagliata e indipendente delle prospettive economiche e fiscali dell’Italia” e sono “apolitiche e prospettiche del rischio di credito fornite agli investitori”. La crescita, insomma, si impone come tema dominante di politica economica.