I tagli da spending review sono il fattore principale previsto dal DEF 2015, il documento di programmazione economica e finanziaria, per evitare l’aumento IVA dal 2016: si tratta di circa 10 miliardi di risparmi, che insieme ai risparmi sugli interessi dei titoli di stato (grazie al basso spread) e ai maggiori incassi del fisco dovranno contribuire a eliminare le clausole di salvaguardia IVA da 16,8 miliardi della Legge di Stabilità.
=> DEF 2015: addio clausola di aumento IVA
In parole semplici, la manovra per il 2015 prevedeva, nel caso di mancato raggiungimento di un determinato risultato di bilancio, una clausola automatica di aumento dell’IVA a partire dal 2016, con incrementi progressivi fino al 2017, che avrebbero portato l’aliquota attualmente al 10% al 13% e l’aliquota massima al 25,5%. Il DEF 2015 invece elimina questa clausola di salvaguardia, e stabilisce che le risorse necessarie a coprire eventuali esigenze di bilancio arriveranno in buona parte dei tagli da spending review.
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Che cosa ha intenzione di tagliare il Governo? Capitolo delicatissimo, come si può immaginare. Si continua a puntare sui costi standard per gli acquisti di Regioni ed Enti Locali, ma i soldi arriveranno anche dai tagli sui ministeri, e dal riordino delle partecipate. Per quanto riguarda le altre componenti dei risparmi che evitano la clausola di aumento IVA, gli interessi sui titoli di stato potrebbero valere fino a cinque miliardi (con tutte le prudenze d’obbligo davanti ai stime che riguardano oscillazioni dei mercati finanziari). Infine, come detto, ci sono le misure fiscali: un pacchetto, che fa leva su una serie di misure previste anche dalla delega fiscale, come il riordino delle detrazioni, o la nuova tassasugli immobili, e che prevede anche introiti da voluntary disclosure, la legge per il rinetro dei capitali, che si accompagna ai vari trattati internazionali con paesi in black list, come Svizzera o Lussemburgo, per la trasparenza fiscale.
Ricordiamo brevemente i numeri centrali del DEF: pil 2015 allo 0,7% (revisione al rialzo rispetto alle precedenti stime di aprile, che vedevano uno 0,6%), con un avvicinamento più veloce del previsto al +1,4% previsto per il 2018. Quanto al pareggio, c’è un quadro tendenziale che consentirebbe di raggiungerlo già nel 2016, ma il governo sceglie una stima prudenziale confermando il raggiungimento del pareggio strutturale nel 2017.