Il 2015 si conferma come l’anno del ritorno alla crescita secondo le stime del Governo, che presentando il DEF 2015 annuncia l’eliminazione di tutte le clausole di salvaguardia, come l’aumento IVA, che quindi viene scongiurato: il Consiglio dei Ministri del 7 aprile ha iniziato iniziato l’esame del DEF 2015, il Documento di Economia e Finanza la cui approvazione da parte del Governo è prevista entro il 10 aprile, quindi entro la fine di questa settimana.
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Innanzitutto, i numeri: il PIL 2015 è visto in crescita dello 0,7%, un decimale in più rispetto a quanto stimato dallo stesso Governo nell’autunno del 2014, e all’1,4% nel 2016, percentuale che resta su questi livelli fino al 2018. In calo fino ad azzerarsi nel 2018 il deficit: -2,6% nel 2015, -1,8% l’anno prossimo, -0,8% nel 2017, azzerato nel 2018. Una riduzione di circa un punto ogni anno. Il pareggio strutturale è raggiunto invece nel 2017, il debito scende dal 132,5% del 2015 al 123,4% del 2018.
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Tutto in linea con gli obiettivi UE, e c’è anche spazio per eliminare definitivamente le clausole di salvaguardia su aumento IVA e accise inserite nelle Legge di Stabilità. L’obiettivo di risparmio sarà centrato grazie al ritorno alla crescita e a misure di spending review, non c’è più bisogno delle clausole di salvaguardia, viene quindi eliminata la possibilità che aumentino le aliquote IVA fino ad arrivare nel 2018 al 13% e al 25,5%.
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Il premier, Matteo Renzi, annuncia il DEF mettendo l’accento sul fatto che «non ci sono tagli e non c’è un aumento delle tasse», il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan sottolinea che le stime del Governo sono prudenziali, se la ripresa riuscirà ad alimentare la fiducia di imprese e consumatori i numeri potrebbero essere migliori di quelli attualmente previsti. Quanto alle reazioni delle imprese, Confcommercio apprezza:
«L’intenzione del Governo di eliminare completamente e definitivamente le clausole di salvaguardia, un meccanismo che, attraverso gli incrementi IVA, avrebbe finito per ridurre e allontanare i timidi segnali di ripresa che si stanno registrando» e ritiene che ora sia necessaria «una più decisa e profonda azione di spending review per recuperare le risorse necessarie per iniziare un percorso certo, graduale e sostenibile di riduzione della pressione fiscale su famiglie e imprese».