Secondo il Rapporto Assinform 2001 (I trimestre), il mercato dell’Information Technology è di nuovo in calo dopo un periodo di recupero mostrato nel 2010. L’IT segna -1,3%, con due comparti in negativo (-1,5% per i Servizi IT e -2,1% per l’Hardware) che incidono pesantemente sul +0,4% del Software. In flessione anche le TLC (-4,2%) in tutti i comparti: -3,8% per i Servizi TLC e -5,9% per gli apparati.
Bene il Cloud computing, invece, su cui le imprese hanno investito nel 2010 130 milioni di euro e, secondo le previsioni, la cifra triplicherà nel 2013, arrivando a quota 410 milioni di euro.
In generale, i dati Assinform contraddicono le previsioni, dimostrando il perdurare della crisi: «un peggioramento degli ordinativi delle aziende informatiche, confermato da una netta riduzione della propensione agli investimenti in nuovi progetti It da parte delle imprese-clienti. È questa una testimonianza preoccupante delle difficoltà a intraprendere la via dell’innovazione e della crescita di competitività, che ancora persistono nel sistema produttivo italiano, in particolare da parte delle Pmi», ha dichiarato il presidente di Assinform, Paolo Angelucci.
Male anche il processo di digitalizzazione in Italia, che rimane fortemente in ritardo rispetto all’Europa a 27. Su questo aspetto si è espresso Angelucci dichiarando che «declinare in Italia l’Agenda digitale è un obiettivo prioritario per rilanciare la domanda di Ict e accelerare su tre aspetti fondamentali per la crescita e la modernizzazione del Paese: sviluppo e efficienza dei servizi pubblici, innovazione delle imprese, sviluppo delle infrastrutture a banda larga». In Italia la digitalizzazione «si sviluppa a macchia di leopardo, creando zone di digital divide che tagliano fuori interi territori e ampie fasce di popolazione e ampliando il ritardo con il resto d’Europa».
Nel nostro Paese l’87% delle imprese utilizzano la banda larga un risultato che ci colloca a metà classifica nell’Ue27. Ma il problema è la disparità territoriale interna alla penisola: Calabria, Sardegna, Basilicata, Puglia, Molise e Trentino sono ferme al 77%, al pari di Rep.Ceca, Irlanda e Ungheria, mentre Piemonte, Liguria e Val d ‘ Aosta sono ai livelli di Germania, Uk e Svezia.
Nell’Ue27 le Pmi che vendono online sono il 13,4%, in Italia solo il 3,8%; usa frequentemente Internet il 53,1% della popolazione europea contro il 45,7% di quella italiana; acquista online il 40,4% contro il nostro 14,7%; il fatturato delle imprese attraverso eCommerce è del 13,9% contro il 5,4% delle Pmi del made in Italy.
Anche il PIL in Italia cresce meno che nel resto d’Europa: +1% contro il + 4,9% di Germania e Francia.
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