Italia ancora tristemente ai vertici delle classifiche sulla pressione fiscale più alta in Europa e nel mondo. Negli anni i Governi hanno tentato di ridurre le tasse, ma senza troppo successo: secondo le ultime rilevazioni OCSE ci collochiamo al quinto posto tra i Paesi con la pressione fiscale più alta al mondo. Il rapporto ha confrontato il sistema di riscossione dei tributi nelle principali economie del mondo, valutando il peso delle tasse per i contribuenti. Vediamo in dettaglio numeri e trend.
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Pressione fiscale
Nel 2013 in Italia il rapporto tra entrate fiscali e PIL è migliorato, passando dal 42,7% del 2012 al 42,6%. Ma questo non è servito a portarci più in là del quinto posto a livello globale, preceduti da Danimarca (48,8%), Francia (45%), Belgio (44,6%) e Finlandia (44%). E questo nonostante in altri Paesi i Governi, per ovviare alla crisi, abbiano optato per un aumento delle tasse (+2,2% in Portogallo, +1,7% in Turchia, etc.), tanto che la media OCSE è salita dal 33,7% al 34,1%. In generale, nel Vecchio Continente la pressione fiscale è più alta che negli USA, dove si ferma al 25,4%. In Europa i Paesi con il minor peso delle tasse sono la Germania con il 36,7% del PIL, il Regno Unito (32,9%) e la Spagna (32,6%).
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Tasse in Italia
In Italia il 32,8% del peso delle tasse è rappresentato dalle imposte sui redditi delle persone fisiche, il 7% dalle tasse sui profitti delle aziende (contro una media OCSE del 9%), il 30,3% deriva dai contributi sociali e previdenziali, il 25,5% dalle imposte indirette sui consumi (contro il 32,8% della media OCSE) e il 6,3% dalle tasse sugli immobili (contro il 5,5% della media OCSE).
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IVA
Un capitolo interessante viene riservato dall’OCSE all’aumento IVA avvenuto praticamente in tutti i 30 Paesi considerati negli ultimi 5 anni, Italia compresa. Analizzando il tasso, l’Italia si trova attualmente al dodicesimo posto ma, nonostante questo, l’IVA rappresenta per il nostro Paese solo il 13,8% del totale del prelievo fiscale, rispetto al 19,5% della media OCSE (dati 2012). L’Organizzazione ha quindi analizzato l’efficacia del prelievo, che in Italia risulta tra le peggiori dell’intera area: 0,38 contro i 0,55 della media OCSE, soprattutto a causa dei casi di esenzioni ed evasione fiscale.
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L’Organizzazione ha quindi sollecitato l’Italia a rivedere l’applicazione IVA, allargando la platea dei prodotti soggetti all’aliquota ordinaria e riducendo i tassi ridotti.