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Contraffazione in Italia: tasse e posti di lavoro in fumo

di Barbara Weisz

Pubblicato 1 Ottobre 2014
Aggiornato 8 Ottobre 2014 10:35

Il mercato del falso fattura 6,5 miliardi, sottrae 105mila posti di lavoro e 5,3 di tasse ma le imprese si difendono poco: il rapporto del Censis per il MiSE.

Il mercato del falso, ovvero dei prodotti contraffatti, vale 6,5 miliardi di fatturato, sottrae 105mila posti di lavoro all’economia legale e comporta un mancato gettito per 5,3 miliardi di euro. Sono le principali evidenze della ricerca “La contraffazione: dimensioni, caratteristiche e approfondimenti” (stima dell’impatto economico e fiscale e analisi dei comportamenti dei giovani e delle imprese), realizzata dal Censis per il Ministero dello Sviluppo Economico. I settori più colpiti dalla contraffazione sono abbigliamento e accessori, con un fatturato da 2 miliardi e 243 milioni di euro (il 34,3% dell’intero mercato del falso), cd, dvd e software per 1 miliardo e 786 milioni,  prodotti alimentari con un giro d’affari intorno al miliardo di euro annui.

=> I numeri della contraffazione alimentare

I numeri della contraffazione

Se i prodotti falsi venissero prodotti e venduti sul mercato legale, varrebbero 17,7 miliardi di euro di produzione aggiuntiva, con 6,4 miliardi di valore aggiunto. Ci sarebbe un effetto positivo sul fronte degli acquisti di materie prime, semilavorati e servizi dall’estero, stimato in 5,6 miliardi di euro di importazioni. E si creerebbero oltre 100mila posti di lavoro a tempo pieno. Il mancato gettito fiscale è pari a 5 miliardi e 280 milioni di euro, fra imposte dirette e indirette.

=> Contraffazione, come tutelarsi: decalogo per PMI

Diffusione

L’abitudine dei consumatori ad acquistare merce falsa resta consolidata, soprattutto nelle aree in cui è più elevata la presenza di attività illegali a danno delle imprese regolari. La presenza di imprese irregolari è diffusa, viene segnalata dal 60% dei soggetti economici intervistati (formato da camere di commercio e associazioni imprenditoriali). Il 52% denuncia fenomeni di sfruttamento del lavoro e il 51% di immigrazione clandestina, il 21% segnala addirittura la presenza di imprese gestite direttamente dalla criminalità organizzata (la percentuale sale al 43% al Sud).

Il 66% degli intervistati ritiene insufficiente  il livello di conoscenza delle aziende in merito agli strumenti da utilizzare per la tutela della proprietà industriale, e quindi per la lotta alla contraffazione, anche se il 61% dichiara però che negli ultimi anni si sono svolte sul territorio iniziative di formazione e di sensibilizzazione, molte delle quali finanziate dal Ministero dello Sviluppo Economico.