MilleGiorni di riforme: ecco il programma Renzi

di Francesca Vinciarelli

Pubblicato 8 Agosto 2014
Aggiornato 7 Febbraio 2023 12:13

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Il premier Matteo Renzi ha illustrato piani e obiettivi dei "MilleGiorni" del Governo per arrivare entro il 2017 a un'Italia più efficiente e competitiva.

Partiranno il prossimo 1° settembre i MilleGiorni del Governo che, secondo le intenzioni annunciate dal premier Matteo Renzi, dovrebbero portare a disegnare entro maggio 2017 ad un’Italia più efficiente e competitiva grazie ad una serie di riforme:

“Alla fine di questo percorso l’Italia tornerà ad essere la guida, e non il problema dell’Eurozona”.

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Obiettivi politici e amministrativi

  • spending review;
  • riforma elettorale;
  • politica estera;
  • riforma costituzionale, con la fine del bicameralismo perfetto, il riequilibrio del ruolo delle Regioni, l’abolizione degli Enti non più utili;
  • sfida educativa che vede al centro RAI e Scuola, con particolare attenzione a quella media, all’autonomia e al rapporto formazione/lavoro.

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Le altre riforme

  • riforma del lavoro, con l’accelerazione del disegno di legge delega;
  • riforma del Fisco in chiave semplificazione, dalla dichiarazione precompilata in poi;
  • Sblocca Italia” per rendere operativi gli interventi infrastrutturali da troppo tempo e troppo spesso fermi, con misure anche sull’efficientamento energetico, sulle reti digitali e sulle semplificazioni burocratiche;
  • riforma della Pubblica Amministrazione, con l’avvio dell’iter per l’approvazione del Decreto Madia;
  • riforma della Giustizia che porterà la giustizia civile in Italia ad avere gli stessi tempi dei Paesi europei (un anno anziché tre per il primo grado).

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Si tratterà, sottolinea Renzi, di:

“Un lavoro puntuale e puntiglioso di ripartenza del sistema. Avanti, allora, con ancora maggiore decisione. Senza incertezze, senza paure, senza frenate. Il processo di riforme è partito. Procede. È iniziato un percorso senza ritorno. Se tra “MilleGiorni” l’Italia avrà un sistema di giustizia civile efficiente come i migliori Paesi europei, un fisco più semplice e meno esoso, una Pubblica Amministrazione digitalizzata e efficiente, un mercato del lavoro più chiaro e meno ideologizzato l’Italia potrà tornare a crescere. Nel 2012 abbiamo fatto meno 2,4%. Nel 2013 abbiamo fatto meno 1,8%. Nei primi sei mesi siamo a meno 0,3%. Dobbiamo invertire la rotta. Ma dipende solo da noi. Dal nostro lavoro in Parlamento e nel Paese”.