Pronto il Piano per il Credito alle PMI, a svelarlo era stato nelle settimane scorse il presidente della Banca Cetrale Europea (BCE), Mario Draghi, il quale in un intervento al Forum delle banche centrali in Portogallo aveva annunciato l’imminente diffusione del documento congiunto BCE-Banca d’Inghilterra. Un documento con il quale vengono identificati i problemi che hanno portato ad una stretta creditizia alle PMI e viene definita la linea di azione da seguire per incentivare il credito alle imprese, in particolare alle PMI, e per rivitalizzare il segmento degli Abs (Asset backed secutities o prestiti cartolarizzati) comprando prestiti cartolarizzati dalle banche e rivisitando la normativa con una standardizzazione dei criteri per garantire la stessa modalità di accesso al credito alle aziende italiane, spagnole, francesi o tedesche. Draghi ha voluto sottolineare come
«Le PMI ci stanno molto a cuore perché contribuiscono per l’80% all’occupazione nell’area dell’euro».
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Piano per il Credito alle PMI
Tra le misure annunciate ci sono
- il taglio dei tassi dallo 0,25% allo 0,15%, ai minimi storici;
- l’interruzione da parte della BCE delle operazioni settimanali con cui riassorbe la liquidità creata comprando titoli di Stato durante la crisi del debito, pari a circa 165 miliardi di euro;
- i nuovi TLTRO, ovvero dei prestiti a lungo termine mirati alle banche per favorire l’accesso al credito delle PMI sul modello inglese del Funding for lending;
- le misure a supporto degli Abs.
Draghi ha sottolineato che
«Se necessario la BCE è pronta a decidere velocemente un ulteriore allentamento monetario».
Inflazione
Per il numero uno della Banca Centrale
«Ogni azione preventiva può essere giustificata, non siamo rassegnati a un’inflazione troppo bassa troppo a lungo, gli acquisti di Abs o di prestiti possono aiutare contro la debolezza del credito e non vogliamo essere troppo reattivi, né troppo tolleranti».
Draghi promette misure volte a portare l’inflazione vicino alla soglia del 2%, mentre per quanto la disoccupazione giovanile, per Draghi il problema principale consiste nel fatto che molti Paesi dell’Eurozona
«hanno introdotto grande flessibilità ma solo per i giovani, rendendoli i primi ad essere licenziati quando la crisi ha colpito».