Via libera del Consiglio dei Ministri al decreto che comporterà da maggio l’aumento in busta paga per 10 milioni di lavoratori. A margine del CdM il premier Matteo Renzi ha sottolineato che si tratta di
«una misura che non è una tantum, ma strutturale come è strutturale il processo del taglio della spesa».
Coperture
Per quanto riguarda le coperture Renzi fa sapere che
«sono 6,9 miliardi nel 2014 ma diventano 14 miliardi nel 2015».
Di questi 600 milioni di euro arrivano dall’aumento dell’IVA, 1,8 miliardi dalla rivalutazione delle quote di Bankitalia, 1 miliardo dalle agevolazioni alle imprese, 100 milioni da misure di innovazione, 2,1 miliardi dalla voce “acquisti beni e servizi”, 100 milioni dalla riorganizzazione delle società municipalizzate, 300 milioni dalla lotta all’evasione fiscale, 900 milioni dalla voce “sobrietà”.
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Partite IVA e incapienti
Il Bonus in busta paga per adesso non spetta per i redditi più bassi. Per loro è destinato un provvedimento ad hoc in futuro:
«metteremo la voce degli incapienti e delle partite IVA in un provvedimento nelle prossime settimane, mesi».
Per i cosiddetti incapienti, coloro che guadagnano meno di ottomila euro lordi l’anno e non pagano le tasse, lo sgravio IRPEF dovrebbe comportare un aumento di 40/50 euro al mese (invece degli 80 previsti per chi ha un reddito tra i 18 ed i 25 mila euro, ovvero chi oggi guadagna 1.500 euro al mese). Ma per adesso sono solo teorie, visto che la misura non è stata inserita nel provvedimento presentato e approvato in CdM.
Bonus e non detrazione IRPEF
Si tratterà di un un bonus e non più una detrazione IRPEF. In sostanza non vengono toccate le aliquote IRPEF e l’agevolazione consisterà in un credito riconosciuto ai lavoratori dipendenti e a progetto per ridurre l’IRPEF, delle detrazioni che dovranno essere calcolate dal datore di lavoro che dovrà erogarle a partire dal primo periodo di paga utile, rapportandolo ai mesi rimanenti. Dunque l’onere cadrà sui datori di lavoro, o sui sostituti d’imposta. L’importo andrà indicato nel CUD e il lavoratore potrà utilizzarlo in compensazione per le imposte da pagare o, se non sono sufficienti, ottenere il saldo a fine anno. Il meccanismo sarà lo stesso anche per gli incapienti.
Come funziona il bonus
Nel 2014 il bonus sarà:
- del 3,5% per i redditi fino a 17.714 euro;
- di circa 620 euro per i redditi tra 17.714 euro e di 24.500 euro;
- poi scenderà progressivamente a partire dai redditi di 24.500 euro fino a ridursi a zero per i redditi dai 28.000 euro in su.
Nel 2015 i bonus verranno incrementati e saliranno:
- per le fasce più basse il beneficio sarà del 5% sul reddito;
- a 950 euro per la fascia intermedia, spalmati però sull’intero anno;
- per lo scaglione superiore sono invece previste delle riduzioni.
Tetto agli stipendi dei manager
Secondo il decreto legge annunciato dal Governo parte delle risorse necessarie arriveranno dal taglio degli stipendi dei dirigenti pubblici, definito sulla base di quattro tetti:
- 239 mila euro lordi l’anno, per i dirigenti più alti in grado;
- 190 mila per i capi dipartimento;
- 120 mila per i dirigenti di prima fascia;
- 80 mila per quelli di seconda.
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Per ora è da escludere l’estensione del tetto al settore privato, mentre è probabile che venga applicato anche ad alcune categorie del pubblico impiego che però fanno parte di comparti separati, come magistrati, prefetti e ambasciatori. Camera e Senato dovranno decidere in autonomia, anche se Renzi li ha invitati ad adeguarsi, aggiungendo poi:
«i dirigenti pubblici fuggiranno nel privato? Brivido, se vogliono avranno la nostra lettera di referenze e di auguri… Chi lavoro nel pubblico ha una responsabilità in più. Mettere un tetto di 20mila euro al mese non è cosi drammatico, non perché è più del doppio del guadagno del premier ma è un principio di serietà».
Spending Review
In totale dalle misure di Spending Review il Governo punta a ricavare 4,2 miliardi di euro che però non bastano a coprire per intero l’intervento sull’IRPEF, il resto deriverà dall’aumento della tassazione sulle banche per la rivalutazione delle quote di Bankitalia (circa un miliardo di euro:
«ringraziamo il contributo delle banche, perché la rivalutazione al 26% delle quote è un bel contributo», ha dichiarato il Premier.
Ci sono poi le entrate IVA che dovrebbero arrivare con il pagamento degli arretrati della Pubblica Amministrazione (un miliardo e mezzo), provvedimento che però finora è stato più volte rimandato. In alternativa si pensava che la squadra di Renzi potesse optare per l’aumento delle tassazione sulle rendite finanziarie, che frutterebbe 1,3 miliardi di euro, ma secondo le previsioni questa doverebbe essere utilizzata per ridurre l’IRAP del 10% per le imprese (misura confermata in CdM). Tra gli altri tagli previsti anche quelli alle auto blu (massimo 5 auto a ministero per risparmi pari al -70% sulla spesa rispetto al 2011), la rinegoziazione dei contratti di fornitura e vendita di beni e servizi alla PA (per risparmi pari ad almeno il 5%), la chiusura del PRA, l’efficientamento dell’illuminazione pubblica, i tagli alla Difesa (che contribuisce con 400 milioni di euro, di cui 150 milioni derivanti dalla revisione del programma di acquisto degli F35) e al Governo e il ripristino dell’IMU per il settore agricolo.
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C’è poi una voce importante sulla RAI, rivela Renzi:
«la RAI è chiamata a concorrere al risanamento con un contributo di 150 milioni di euro, viene autorizzata a vendere RAI Way e a riorganizzare le sedi regionali. Non è nella disponibilità della RAI decidere se partecipare o no, perché 150 milioni li mette, ma può decidere come».