In Europa sale la paura per il rischio deflazione, che per Goldman Sachs è particolarmente sentito proprio in Italia, complice il potenziale calo dell’Export verso i mercati emergenti ed il conseguente effetto domino sull’economia dell’Eurozona e del nostro Paese. La BCE ha comunque deciso di non procedere con un nuovo taglio dei tassi d’interesse in area Euro, mantenedoli invariati allo 0, 25%. Questo, nonostante la promessa del Governatore Mario Draghi di “agire” dinanzi a rischi di deflazione troppo alti: la Banca Centrale Europea ha in realtà confermato le attese degli analisti, che propendevano per un rinvio a marzo per eventuali tagli.
I rischi della deflazione
Un’eventuale deflazione rischierebbe di aggravare la recessione instaurando un pericoloso circolo vizioso: il progressivo calo dei prezzi ha infatti come diretta conseguenza la crisi delle imprese che, guadagnando meno e perdendo liquidità, potrebbero non solo rinunciare a nuove assunzioni ma addirittura ridurre l’organico. La disoccupazione in questo modo aumenterebbe con l’effetto di far circolare meno denaro, far scendere i consumi e far calare ulteriormente la produzione. Dunque, per certi versi si può dire che il calo dei prezzi (deflazione) sia in questo particolare momento storico più rischiosa del loro aumento, ovvero (inflazione).
Inflazione
I timori nascono dal calo (più statistico che reale) dell’inflazione, sceso oltre le previsioni ai minimi dal 2009, mentre invece ci si aspettava una lieve accelerazione. Arrivato a quota 0,7% (il livello ottimale si aggira intorno al 2%), presenta una delecelazione di un punto rispetto a ottobre e di due rispetto alle stime, fortemente condizionata dai prezzi alimentari e dell’energia. Secondo gli esperti, questa flessione potrebbe nascondere un progressivo deterioramento della domanda che potrebbe a sua volta portare l’economia verso la deflazione (prezzi in calo). Ad essere al sicuro ci sarebbero solo i Paesi del Nord Europa, dove l’inflazione si attesta al di sopra l’1% annuo, mentre nel Sud Europa il rischio è maggiore, soprattutto in Italia visti i ribassi del 2013 sia sul fronte dei prezzi che del PIL: di fatto, se il PIL nominale cala troppo, peggiora anche il rapporto con il debito.
Export
Il problema dell’Export verso i Paesi emergenti, che potrebbe ulteriormente trainare al ribasso la domanda aggregata interna all’Area Euro, risiede nelle politiche monetarie restrittive necessarie alle economie emergenti per contrastare il crollo delle loro valute sui mercati. Anche in questo caso, l’Italia figura tra i Paesi maggiormente a rischio, avendo visto crescere nel biennio 2012-2013 proprio le esportazioni verso questi Paesi. In sostanza se l’Export dovesse diminuire, unito al calo della domanda interna l’Italia potrebbe arrivare alla deflazione.