Tanto tuonò che….. non piovve: Letta ha ottenuto la fiducia al Senato (235 sì, 70 no) con i voti dell’intero Pdl: la crisi di governo si avvia dunque a soluzione con relativa buona pace delle PMI di Rete Imprese Italia e Confindustria, molto preoccupate per le ricadute sull’economia italiana per l’ennesima volta messa a rischio dall’instabilità politica. Il colpo di scena è stata la dichiarazione di voto di Silvio Berlusconi al Senato: «abbiamo ascoltato le dichiarazioni del Presidente del Consiglio e i suoi impegni circa il contenimento della pressione fiscale, la riduzione delle imposte sul lavoro, l’impegno sulla responsabilità civile dei giudici. Quindi abbiamo deciso, non senza travaglio, di esprimere un voto di fiducia a questo Governo».
Agenda economica
Il superamento della crisi fa ben sperare per l’agenda parlamentare: conversione in legge del Decreto IMU di abolizione prima casa ed eliminazione saldo di dicembre con la prossima Legge di Stabilità, una manovra da cui imprese e sindacati si attendono anche la riduzione delle tasse sul lavoro per imprese e lavoratori, nonchè un generale riordino IVA visto che l’aumento al 22% dell’aliquota è ormai già scattata il primo ottobre.A questo punto resta aperta la spaccatura nel Pdl ma, al di là del dibattito interno al partito, la scelta è stata di dare la fiducia al governo Letta. Il premier, nel suo discorso a Palazzo Madama, oltre a sottolineare la necessità di riforme istituzionali (a partire dalla riforma elettorale), ha insistito sull’economia: «dopo otto trimestri di contrazione, l’economia italiana si è stabilizzata e avviata verso una graduale ripresa. Abbiamo alle spalle un incubo», ovvero «un periodo di recessione senza precedenti dalla Seconda guerra mondiale», una crisi durante la quale «l’Italia ha perso più di otto punti percentuali di PIL» e «oltre un milione di posti di lavoro». Letta ha indicato, per le politiche economiche, tre grandi priorità: rafforzamento della ripresa in atto, taglio consistente delle tasse sul lavoro e sui lavoratori, intervento drastico sui fattori che limitano la competitività dell’economia.
Reazioni
Favorevole ma non senza appunti il commento del presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi: «è un’informazione positiva, però nello stesso tempo mi chiedo perché siamo arrivati a questo punto, mettendo in fibrillazione i mercati, creando instabilità politica e confusione nella testa degli Italiani». Nelle ore precedenti, da Viale Astronomia era arrivato un preciso invito ad evitare la crisi, accompagnato da un grido d’allarme: l’instabilità politica rischia di far perdere al Paese un altro punto di PIL, anche nel 2014. Sul fronte PMI, Rete Imprese Italia ha rivolto a mezzo stampa il suo appello alla politica: no alla crisi di governo, un supplemento di impegno e responsabilità per dare avvio alle riforme che il paese aspetta, partendo da tagli alla spesa pubblica, riduzione del debito e del carico fiscale per imprese e famiglie, partendo da IVA e IMU sui beni strumentali delle imprese, per sostenere i consumi e rilanciare gli investimenti.