Sarà Francesco Caio a guidare l’Italia verso la realizzazione dell’Agenda Digitale. Ad affidare questo cruciale compito all’amministratore del gruppo torinese Avio, il presidente del Consiglio, Enrico Letta.
Sarà affiancato da Francesco Sacco (Bocconi), Luca De Biase (Nòva24) e Benedetta Rizzo (VeDrò), con il compito di inserire interventi specifici nel cosiddetto “decreto del Fare” del Governo.
L’annuncio dell’incarico il premier lo ha fatto su Internet, via Twitter, sottolineando che alla missione Agenda Digitale intende dare massimo impulso.
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Anche Caio ha affidato ad un tweet la sua replica: «un’occasione di volontariato civile cui dedicare nei prossimi mesi una parte del mio tempo a titolo gratuito. I temi dell’innovazione e dell’Agenda Digitale stanno molto a cuore al Presidente per il loro potenziale di crescita, inclusione sociale e occupazione, non solo giovanile, e per l’impatto sul miglioramento della qualità della vita delle persone».
Caio ha poi aggiunto: «spero di poter dare a lui e alla sua squadra un contributo nell‘azione di coordinamento, incoraggiamento e valorizzazione delle molte persone e Istituzioni che stanno già lavorando all’innovazione digitale in Italia».
Proprio in questi giorni la Commissione UE ha presentato il Rapporto sullo stato di avanzamento dell’Agenda Digitale evidenziando l’arretratezza dell’Italia, in tema di eGovernment in primis, ma anche per quanto riguarda lo sviluppo delle reti NGN e l’eCommerce.
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L’idea di concentrare in un unico punto di riferimento la realizzazione dell’Agenda Digitale nasce dall’esigenza di evitare conflitti tra le diverse competenze incrociate, che inevitabilmente causerebbero dei ritardi, dei quattro Ministeri coinvolti: Economia, Pubblica amministrazione, Sviluppo e Istruzione. Resta capire quale sarà il ruolo dell’Agenzia per l’Italia digitale in tutto ciò.
In realtà il rischio è che così si arrivi ad un’ulteriore frammentazione della governance dell’IT.
Caio già nel 2008 fu chiamato come super-consulente dall’allora Ministro per le Comunicazioni Paolo Romani, realizzando uno studio sulle reti di nuova generazione sulla falsa riga di quello realizzato sul mercato britannico, sempre per incarico del Governo.